Mussomeli – Parla l’imprenditore tornato dal Veneto con quattro operai, ora in quarantena volontaria, che ha lavorato vicino ma non nel comune di Vò Euganeo, uno dei luoghi caldi per l’emergenza Coronavirus. Il datore di lavoro racconta: “Abbiamo lavorato da settembre fino a metà febbraio. Abbiamo completato i lavori esattamente lo scorso 14 febbraio e il 18 siamo rientrati definitivamente e senza patemi d’animo, visto che non solo non era ancora esplosa la psicosi ma nessuno, in Italia, era al corrente del Coronavirus. Noi lavoravamo a 5 chilometri da Vò Euganeo e alla stessa distanza da Cinto Euganeo. Alloggiavamo sempre a debita distanza dal centro dove c’è stato il decesso, in un agriturismo nel comune di Cinto dove non si è registrato nessun caso. Ci tengo a precisare che nel Comune di Vò Euganeo, praticamente, quasi non siamo mai stati. Quando siamo venuti a conoscenza del pericolo di pandemia ho contattato il 112 per accertamenti e per effettuare il tampone ma mi hanno risposto che in assenza di sintomi non è necessario. In Veneto eravamo in cinque, io con 3 operai di Mussomeli e un altro operaio originario e residente nel catanese. Mi sono consultato con il 112, con i medici dell’Asp, con i medici di famiglia e con le forze dell’ordine e, per senso di responsabilità ma in assenza di qualsivoglia evidenza, in autotutela e credo con senso civico ci siamo messi in quarantena. Ho impartito la direttiva, ovviamente rispettata da me in primis, di non uscire di casa per i successivi 14 giorni dal momento in cui siamo arrivati. Questo è stato apprezzato da tanti ma non da tutti. Voglio ricordare che siamo rientrati non per paura o perchè ci siamo sentiti minacciati ma siamo tornati in aereo, ignari dell’esistenza del coronavirus, semplicemente perchè avevamo finito i lavori”.