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Albenga Villalba un amore scoccato nel 1948, il sindaco Alessando Plumeri un abituè del centro ligure

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Albenga – Nel 1948 il giovane villalbese Alessandro Di Vita fu chiamato a prestare il servizio militare con destinazione  Albenga. Terminata la ferma di leva, tornò a casa, sposò la sua fidanzata del paese e si trasferì, per viverci, nella città ingauna. Qui trovò lavoro , si integrò bene, tanto da raccontarlo ai suoi paesani, quando rientrava a Villalba per le feste. La voce di una “terra promessa” si sparse sia a Villalba che ai paesetti confinanti del Nisseno e piano piano vi fu una grande emigrazione ad Albenga che ora conta circa 8000 siciliani su 25.000 abitanti. Per festeggiare, la comunità siciliana ha scelto Santa Lucia, la più venerata santa della Sicilia (martire siracusana) e così ogni anno i nisseni (quelli della provincia di Caltanissetta, capoluogo di provincia dove si trovano Villalba, Santa Caterina di Villarmosa, Mussomeli, Marianopoli, ecc) si organizzano una bella festa ad Albenga, preparata dal loro Comitato denominato Santa Lucia (presidente attuale Silvio Cangialosi, emerito Nino Messina). Vengono invitati i sindaci dei paesi siciliani che alle volte arrivavano in massa, come negli anni 2010/11, ai tempi di Rosy Guarnieri sindaco (villalbese d’origine). Altre volte essi sono arrivati in presenza parziale, ma sempre presente c’è sempre stato quello di Villalba. Oggi, da un decennio,  Alessandro Plùmeri, all’ultimo anno del suo secondo mandato.
<< Ad Albenga ci verrò anche da villalbese privato- ha affermato Plumeri- Non posso mancare di rivedere tanti compaesani e loro figli  e nipoti bellissimi  , molti dei quali si sono affermati  eccellentemente nella società>>  .
La giornata di oggi ha vista la conclusione dei festeggiamenti con la parte religiosa, con la messa solenne e la processione per le vie della città. Era presente, come detto, il sindaco di Villalba Plumeri quello di Albenga Tomatis, e per Alassio, al mattino, il vicesindaco Angelo Galtieri e nel pomeriggio la consigliera Alessandra Aicardi. Dopo la benedizione finale in Santa Maria in Fontibus, il bacio alla reliquia della Santa, il discorso dei due sindaci e di Cangialosi e l’assaggio del tipico piatto povero di Villalba. la “Cuccìa”, una minestra di grano duro. Si respirava un’aria di speciale e affettuosa famigliarità tra i numerosi intervenuti.

 

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