Caltanissetta – In carcere erano e lì restano. Entrambi sono tirati in ballo per un omicidio. E il tribunale adesso ha rigettato le loro richieste per chiedere la revoca delle ordinanze di custodia cautelare che pendono su loro.
Così per il ventiquattrenne Bilal Ahmed e il ventottenne Muhammad Shoaib – assistiti dagli avvocati Rosario Di Proietto e Salvatore Baglio – che si sono visti respingere le loro istanze.
Sono accusati del delitto del trentaduenne pakistano Adnan Siddique ucciso la sera del 3 giugno dello scorso anno in un’abitazione nel cuore del centro storico di Caltanissetta.
La vittima avrebbe pagato con la vita il suo aiuto offerto a connazionali che sarebbero stati sfruttati dalla cosiddetta mafia dei campi. E per vendetta i sospetti “caporali” lo avrebbero raggiunto in casa e ucciso.
E sui due indagati che si sono rivolti al tribunale pendono le ipotesi di caporalato, associazione a delinquere mafioso finalizzato agli omicidi, sequestro di persona a scopo di estorsione, estorsioni, rapine, porto d’armi, lesioni personali e violazione di domicilio.
Peraltro le loro posizioni si sono scisse da quella degli altri coinvolti in questa inchiesta perché, prima dell’udienza preliminare, per errore sarebbe stato negato loro un interrogatorio.
Da qui, con la procura che si è pure orientata in tal senso, lo stralcio perché per i due l’iter procedurale deve ripartire daccapo.