
Solo per uno di loro, ritenuto l’«anima» dell’inchiesta, è arrivata la condanna seppur con un considerevole sconto di pena rispetto al primo grado del giudizio.
A beneficiarne è stato l’imprenditore quarantaseienne di Riesi, Massimo Franco Maurici – assistito dagli avvocati Giacomo Vitello e Carmelo Terranova – che s’è visto ridurre la pena a 2 anni e 3 mesi di carcere contro i sei anni rimediati al termine del primo grado del giudizio.
Per altri sessantaquattro imputati, invece, è arrivata la prescrizione. A cominciare dal trentenne romeno Ciprian Corneanu (assistito dagli avvocati Giovanni Maggio e Gabriella Giordano – che nel precedente passaggio in aula è stato condannato a cinque anni e dieci giorni.
Non luogo a procede, sempre per intervenuta prescrizione per Carlo Perotti, Ignazio Cardizzone, Francesco e Pasquale Sortino, Maurizio e Salvatore Barberi, Roberto Salvatore Chiantia,Giuseppe Brucculeri, Anthony Calabrese, Simona Collodoro, Gaetano Arturo Campisi, Sonia Chiara, Gaetano Sciarrino, Giuseppina Coniglio, Angelo Pistone, Pierino Costantino, Nunzio Cusenza, Enrico Puzzanghera,Carmelina Di Buono, Emanuele Di Girolamo, Calogero Di Legami, Marian Cretu, Salvatore Fiandaca, Francesco Di Termini, Angelo Bombara, Rocco Ficicchia, Antonino Fiorenza, Rosario Giambusso, Vincenzo Guaia, Borys Kobylyanskyy, Rocco Lo Stimolo, Luigi Lauria, Gaetano Liperni, Francesca Lo Coco, Salvatore Margiotta, Angela Nicotra, Giuseppe Viola , Gaetano Piccadaci, Francesco, Gaetana e Gaetano Pistone, Claudia Podariu, Salvatore Scaffine, Giuseppe Spicuzza, Maria Catena Valido, Rosanna, Salvatore e Silvana Giuseppina Vasapolli, Sarina Vanessa Vasta, Antonella Nunziata Verdura, Gaetano Giuseppe Vitale, Salvatore Bilardi, Gaetano e Rosario De Bilio, Anna Maria Fantauzza, Angelo Strano, Anna Maria Usai, Franca Valido, – che erano stati tutti condannati a un anno a testa – Daniele Fantauzza, Giuseppe Anzaldi, Rosario Spicuzza, Giuseppe Cammarata, Marco Mercadante e Giuseppe Siculiana, condannati in primo grado a un anno e tre mesi ciascuno.
Truffa all’Inps e falso le contestazioni mosse a carico degli imputati – difesi dagli avvocati Vincenzo Vitello, Antonio Impellizzeri, Adriana Vella, Giada Faraci, Mirko La Martina, Isabella Costa, Dario Giambarresi, Margherita Genco, Giovanni Sanfilippo, Sergio Anzaldi, Michele Ambra, Donatella Baglio Pantano, Gaetano Giunta, Angelo Cafà, Dario Giambarresi, Maria Campo, Mario Minnella Marcello Spiaggia, Giovanni Mavilla, Giuseppe Puzzanghera, Rosa Pilato, Ornella Crapanzano, Valeria D’Amico – che sono stati adesso processati dalla corte d’Appello di Caltanissetta.
Secondo il teorema accusatorio sarebbero stati fatti risultare decine di contratti di lavoro come braccianti agricoli, per poi incassare soldi dall’Inps tra indennità di disoccupazione agricola semplice, malattia, maternità e assegni familiari. E parte di quei quattrini, per gli inquirenti sarebbero finiti nelle tasche dei presunti ideatori della presunta truffa. In quattro anni, tra il 2010 e il 2014 – per l’accusa – avrebbero truffato l’Inps per oltre 800 mila euro.