Mussomeli – Il (ri)montaggio di un antico portale, proveniente da una chiesa di via Trieste, presso il Parco Urbano di Mussomeli ed è subito polemica. Si appella al vincolo della Soprintendenza l’ex sindaco del Comune, il commercialista Totuccio Scannella, il quale contesta apertamente l’iniziativa che in questi giorni sta portando avanti, seguendola personalmente, come è solito fare, l’asssessore al Turismo Sebastiano Lo Conte. Trattasi di frammenti di un’opera architettonica ben più ampia che la storia e soprattutto l’incuria ci hanno consegnato “a pezzi”. La storia non è nuova (in tutti i sensi!) e risale appunto al periodo del mandato del sindaco Scannella quando di fronte alla pericolosità di un edificio cadente sito in una delle zone più antiche del paese, via Trieste, nello slargo adiacente la storica “putìa” di Luvaro, decide di emettere ordinanza verso gli eredi dell’immobile. Circa sette tra cui anche un noto commerciante del paese. Ma, poichè i proprietari non si assumono l’onere della ristrutturazione, il Comune si sostituisce a loro, fa l’intervento e glielo addebita divenendo così proprietario dell’area e dei resti. Contestualmente interviene l’obbligo da parte della Soprintendenza di numerare tutti i conci del portale. Si affidano i lavori ad un’impresa che, dopo aver provveduto alla numerazione, le trasferisce presso i locali della palestra comunale, ricoprendoli di sabbia come si vuole da prassi. La chiesa a cui fanno riferimento i resti, sarebbe stata, sulla base di informazioni riferite dall’ingegnere Giuseppe Canalella, votata al culto di S. Michele. Particolare questo piuttosto indicativo dell’esistenza di benefattori benestanti operativi all’interno del contesto. Notizie che, l’ingegnere ha direttamente appreso da documenti custoditi presso l’archivio di Agrigento. La riesumazione dei reperti e il desiderio di restituirli a nuova luce qualificando uno spazio urbano che assumerebbe così la valenza di un museo a cielo aperto si scontra però con il vincolo di carattere burocratico sollevato da chi ha seguito la vicenda in illo tempore. “Non appena ho appreso notizia della scempiaggine, mi sono adoperato a fare un giro di chiamate agli organi competenti del Comune chiedendo contezza di quanto stesse accadendo e sollevando la necessità di prendere atto e visione della delibere da me emesse. Documentazione della quale, non solo sembrerebbero non esserne a conoscenza, ma anche impossibilitati a venirne in possesso per via della temporanea assenza da parte dell’impiegata responsabile”. Così Scannella. Che insiste sulla necessità che il portale venga “riportato a casa” come del resto è possibile visto che lo spazio è di proprietà del Comune.
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