Home Cronaca Gli affari sporchi della mafia, in dodici alla sbarra

Gli affari sporchi della mafia, in dodici alla sbarra

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Caltanissetta – Tornano alla sbarra perché coinvolti negli affari sporchi delle cosche. Dal controllo della droga, a quello del mercato ortofrutticolo e ittico attraverso imprese, ritenute solo una copertura, che avrebbero “ripulito” denaro legato ad affari illeciti.

Una dozzina in tutto gli imputati a cominciare dal sessantenne boss gelese Salvatore Rinzivillo che in primo grado, celebrato con il rito abbreviato, è stato condannato a venti anni di carcere.

Seguono, secondo un ordine che guarda all’entità della pena, l’avvocato della Capitale, Giandomenico D’Ambra che sarebbe stato coinvolto nella rete di compiacenze e che ne è uscito con la pena a tredici anni e quattro mesi di carcere; Ivano Martorana con dodici anni e dieci mesi; Gaetano Massimo Gallo con undici anni; Alessandro Romano, Emanuele Romano, Filippo Giannino, Rosario e Aldo Pione con dieci anni e otto mesi ciascuno; Rolando Parigi e Marco Lazzari – quest’ultimo carabiniere – dieci anni; chiude il quadro Giuseppe Flavio Gallo con due anni e otto mesi di reclusione.

Questo il verdetto emesso al termine del primo grado del giudizio dal gup di Caltanissetta  che li ha giudicati con il rito abbreviato.

Tra gli affari loschi del clan vi sarebbero state le tradizionali richieste di pizzo. Che sarebbero state avanzate, ad esempio, nei confronti della nota famiglia Berti che, a Roma, in via veneto, è proprietaria dello storico “Cafè Veneto”

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