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“Ho trascorso il capodanno da solo”. L’esperienza di chi ha scelto di brindare al 2018 senza compagnia

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MUSSOMELI – Niente festoni, partecipazioni in cui il divertimento (vero o simulato) è il diktat, interminabili e affollati simposi, conti alla rovescia seguiti da estenuanti scambi di auguri. C’è chi allo scoccare della mezzanotte del nuovo anno ha brindato con se stesso. Intendiamoci, nessun dramma della solitudine perchè la decisione di trascorrere la notte di San Silvestro “isolati” è
maturata volontariamente, una scelta non subita o obbligata. Abbiamo raccolto l’esperienza di una persona per provare a capire come e, soprattutto, perchè si trascorra il Capodanno in una modalità meno convenzionale del solito. L’esperienza risale al 2018, prima della pandemia, ed è la riprova che in questi giorni di festa “chi è solo non è il solo”, soprattutto nell’era Covid che per persegue il culto dell’isolamento e distanziamento.

GIANNI 48 ANNI

Dopo aver declinato l’invito di amici e parenti, ho brindato da solo al nuovo anno. E’ stato un giorno come un altro. Abito nel centro del paese di Mussomeli così, di tanto in tanto, qualche petardo mi ricordava che era il 31 dicembre. Ho cucinato qualcosa ma nulla di particolarmente elaborato. Ho consumato la mia cena in una tavola non imbandita a festa. Un pò di televisione e la mezzanotte è arrivata senza che me ne accorgessi o l’aspettassi con ansia. Sono andato a letto non prima di aver staccato il telefono per evitare di essere sommerso dalla
miriade di messaggi, la maggior parte di facciata, inviati da pseudo amici o parenti che durante tutto l’anno appena trascorso mi hanno ignorato e che continueranno ad essermi indifferenti
anche per tutto il 2018, almeno fino alle prossime feste natalizie. Una decisione non sofferta e che ho adottato in piena consapevolezza. Mi era chiaro che ero privo della giusta predisposizione d’animo per festeggiare. Non è stato un giorno deprimente, almeno non più degli altri 364 che lo hanno preceduto. Credo che dietro la scelta della solitudine si celi, come nel mio caso, un vuoto. La perdita o la mancanza di un partner, di una persona cara, del lavoro o della salute possono disincentivare o annientare la voglia di festeggiare. Inutile negare che questi
giorni amplificano le emozioni e l’umore che ciascuno di noi serba nel proprio animo. Io, disdegnando le celebrazioni per il nuovo anno, probabilmente ho cercato di neutralizzare l’effetto di risonanza che l’ultimo giorno dell’anno provoca in chi, come me, ha pochi motivi per festeggiare. Triste? Forse. Sicuramente meno di tanti che, nel tentativo di esorcizzare o
nascondere i propri demoni, partecipano ad eventi dove inseguono l’illusione di un divertimento che non arriva. Tante persone, dopo aver espletato le formalità di rito (cena e
brindisi) di veglioni e feste in cui aspettano l’anno nuovo in compagnia di centinaia di persone, si alienano con gli inseparabili smartphone per essere connessi con il mondo e, allo stesso
tempo, isolati da tutti. Allora tanto vale vivere la propria solitudine nel focolare domestico, con il confort delle pantofole e senza il disagio di essere agghindati per le feste”.

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