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Il Tar del Lazio dà ragione a ditta di San Cataldo, salvi decine di posti di lavoro     

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San Cataldo – Andrà avanti da sola salvando pure decine di posti di lavoro. E mettendo in carniere una importante “vittoria” nei confronti dello Stato – in particolare del ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare – che, probabilmente, regalerà nuova linfa anche ad altre aziende italiane del settore.

Sì perché il Tar Lazio, alla fine, ha dato ragione a una ditta di San Cataldo che ha pure ottenuto l’annullamento di un parte di un decreto ministeriale che guarderebbe alla tutela dell’ambiente.

È la «Olpneus srl» attiva in tutta l’Italia meridionale nel settore della distribuzione di pneumatici di ogni tipo. Un decreto del ministero ha messo a rischio i 66 posti di lavoro dell’azienda che conta un fatturato di 40 milioni l’anno. Ma il Tar ha annullato la parte impugnata dello stesso atto ministeriale che disciplina smaltimento di pneumatici fuori uso.

È stato accolto il ricorso presentato dall’avvocato Massimo Petrucci. «La nuova disciplina sui pneumatici fuori uso, dichiarata illegittima dal Tar Lazio , eliminando, di fatto, gli operatori singoli in favore dei grandi operatori del settore, riuniti in consorzio, dava luogo ad una sostanziale concentrazione restrittiva della concorrenza con creazione di un oligopolio», ha spiegato l’avvocato Petrucci.

Sostanzialmente le piccole imprese, come quella sancataldese sarebbe stato costrette o ad annettersi a consorzi, oppure a ridurre sensibilmente le vendite. Così da mettere a rischio la sopravvivenza degli stessi posti di lavoro.

«Un’operazione che nulla aveva a che fare con la finalità principale imposta dalla normativa in materia di tutela ambientale e di per sé idonea a produrre inefficienze e, paradossalmente, una attenuazione dell’osservanza del principio di responsabilità, che invece deve presiedere la delicata attività di smaltimento e recupero dei pneumatici usati, potenzialmente lesiva per l’ambiente stesso», ha osservato il legale.

Il Tar del Lazio, adesso, ha stabilito che, in attuazione del decreto poi annullato, «continuare a operare singolarmente, con l’imposta frammentazione e delocalizzazione del servizio, avrebbe richiesto e comportato, tra l’altro, la stipula di nuovi contratti, l’aumento del rischio d’impresa, l’aggravio dei costi e il conseguente aumento dei prezzi di vendita».

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