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«Incendiò l’auto ai suoceri che osteggiavano il fidanzamento», condannato lui e un amico    

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Caltanissetta – Condannati per avere bruciato un’auto lussuosa. Questo, in sintesi, il verdetto emesso dal giudice nei confronti di due giovani nisseni.

Sono il ventunenne Marco Nalbone  e il venticinquenne Pietro Marrocco (assistiti , rispettivamente, dagli avvocati Ernesto Brivido e Francesca Cocca) accusati di danneggiamento seguito da incendio.

Il giudice Marco Milazzo li ha condannati a 2 anni ciascuno con il beneficio della pena sospesa . Per i due il pubblico ministero Mariella Bruno, aveva chiesto la pena a un anno e sette mesi ciascuno.

Nei loro confronti si è costituita parte civile la società la «Savi srl» (assistita dall’avvocatessa Teresa Cocca) proprietaria dell’auto incendiata.

La vicenda processuale ruota attorno all’incendio di una Maserati Ghibli di proprietà della società parte civile, ma in uso al padre – un professionista –   dell’allora fidanzata di Nalbone.

Questa, almeno è stata la ricostruzione dello scenario in cui sarebbe maturato l’attentato. Già perché i genitori della ragazza, sempre secondo la tesi investigativa, non avrebbero visto di buon occhio quella relazione sentimentale della loro figlia.

Così, per quel rapporto fortemente osteggiato – è stato il teorema degli inquirenti – il ragazzo, con l’aiuto di un amico, avrebbe incendiato l’auto del “suocero”.

Telecamere di videosorveglianza avrebbero ripreso la scena. E gli investigatori sarebbero arrivati a loro proprio analizzando le immagini registrate da impianti video che avrebbe mostrato i due giovani su quella Smart appartenente alla ex ragazza di Nalbone . Da qui l’ipotesi che siano stati loro i presunti attentatori. Tesi che gli imputati hanno sempre respinto.

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