Home Cronaca “Io molestata da una ragazza”. La disavventura di una 18enne mussomelese

“Io molestata da una ragazza”. La disavventura di una 18enne mussomelese

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Mussomeli – Vittima di avances saffiche durante una festa privata. E’ accaduto pochi giorni fa, in occasione di un festeggiamento fra adoscenti a casa di amici. E poichè si è fra amici -appunto!- atteggiamenti confidenziali, anche fisici, sono quanto di più scontato possa accadere. Fra ragazze poi, tendenzialmente sempre più inclini dell’altro sesso a coccole e carinerie -vere o false per carità, poco importa- figuriamoci! Ma accade (qualche volta) nell’eterno gioco dell’ambiguo, maestro di beffa degli ingenui come dei più furbi, che le cose non stiano proprio come sembrano. A parlarne è Alice, sedicente diciottenne, bella e intraprendente. “Ad un certo punto della festa, mi sono seduta su un divano, smanettavo col cellulare mentre vengo sorpresa da un’invitata che si siede accanto a me. Ci conosciamo perchè frequentiamo lo stesso istituto ma non siamo proprio amiche. Approccia qualche argomento vago sulla festa, sulla compagnia e quasi immediatamente, si butta su di me, accarenzandomi il viso e i capelli. La cosa un pò mi stranisce, tuttavia penso che sia dovuto alla serata, al tentativo di trovare un’antidoto alla noia di cui mi stava parlando, un’amica insomma. Ma a quel punto le carezze si fanno sempre più insistenti, quasi intime, noncurante perfino dei ragazzi che -sconvolti- osservavano la scena e che, molto probabilmente, avevano capito già prima di me. Allora, bruscamente mi scostai. E lei anzichè provare imbarazzo per la clamorosa gaffe, rilancia chiedendomi se fossi completamente etero. Ma non si arrende neanche di fronte al mio deciso sì. Così dalle quasi molestie fisiche, passa a quelle verbali, insistendo nel prospettarmi le meraviglie di un universo al quale espicitamente avevo detto di non essere interessata”. La stagione inaugurata con il suggello della narrativa giovane, da Melissa Panarello nel 2003, in una Catania evoluta e avveniristica, sembra non essere più un fenomeno specifico delle città metropolitane. Un fenomeno che, col tacito consenso di giovani esordienti, sbarca nei piccoli centri dell’entroterra,  bigotti e moralisti, per volere divino più che per tradizione. I “cento colpi di spazzola” a Catania come a Mussomeli sono la medesima esangue protesta di ragazzine deluse, svuotate e amareggiate, giovani e infelici -come paradosso impone-  che cercano e -ahiloro!- non trovano la felicità in quei “paradisi artificiali” che pur secolo fa fecero la gioia di qualche poeta. Maledetto per l’occasione. Nuovi “fori del male” si affacciano sulla scena dei rapporti contemparanei e come quelli antichi si offrono di cambiarti la vita. Ti parlano delle suggestioni dell’emozione, dell’empireo del piacere, di poliamore quale ultima frontiera della felicità. Eppure si avverte netta la sensazione che così “piccole donne” non possano approcciarsi ad un universo tanto complesso con la consapevolezza che il caso richiede(rebbe). Concedersi un pò di tempo a questa età -lungi da qualsivoglia sterile luogo comune- non sarebbe poi peccato (certo citare il peccato in siffatto contesto sembra quasi blasfemia!) ma un sacrosanto dovere. Verso se stessi in primis e verso questa società alla deriva …  sempre più anaffettiva e anerotica a dispetto di tutte le trasgressioni ostentate.

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