Caltanissetta – Sarebbe stato lui a spingere l’amico a togliersi la vita. Queste le conclusioni di un’indagine dei carabinieri che, adesso, hanno fatto scattare la misura cautelare per un minorenne ora affidato auna comunità.
È un poco più che sedicenne nisseno – assistito dall’avvocato Calogero Buscarino – arrestato per di istigazione o aiuto al suicidio.
Ipotesi, questa, legata alla morte del ventiseienne Mirko Antonio La Mendola – i familiari sono assistiti dall’avvocato Rosario Didato – che si è tolto la vita con un colpo di pistola la sera del 25 agosto scorso in una spiaggia di Porto Empedocle.
Il ragazzino, secondo la tesi accusatoria, non solo lo avrebbe esortato e aiutato nella fase preparatoria del tragico gesto, ma sarebbe stato con lui anche negli ultimi istanti. Quando già dalla spiaggia la vittima stava inviando messaggi vocali ad amici e parenti salutandoli prima di farla finita.
Il minorenne – è la tesi accusatoria – avrebbe programmato con l’amico ogni dettaglio della morte: giorno, modalità, luogo e arma, ossia una pistola regolarmente detenuta dalla stessa vittima.
La Mendola, appena un paio di giorni prima, non aveva superato una delle fasi finali del concorso per entrare a far parte della polizia. Risultato negativo che lo aveva gettato nello sconforto più profondo.
In questa fase l’amico – è la ricostruzione degli inquirenti – lo avrebbe indotto a compiere l’irreparabile. Ne avrebbero discusso già in precedenza, prima della partenza per Roma per il concorso, attraverso messaggi. Questo, almeno, è quanto hanno ritenuto i carabinieri.
Nelle settimane scorse le indagini dei ,militari sono passate per esami da parte del Ris e perizie tecniche su telefonini e computer, non soltanto dell’ijndagato, ma anche della vittima e di un altro paio di persone.
Ora la procura per i minorenni di Palermo, che attraverso il procuratore Claudia Caramanna ed i sostituti Paoletta Caltabellotta e Francesco Grassi hanno coordinato le indagini dei carabinieri di Caltanissetta, hanno chiesto e ottenuto dal gip una ordinanza di custodia cautelare per il ragazzino.
Lo stesso che, peraltro, è stato accusato di istigazione o aiuto al suicidio, ma, parallelamente, è stato anche denunciato per detenzione di ingente quantità di materiale pedopornografico e per divulgazione per via telematica del medesimo materiale.