Home Cronaca Le rosticcerie degli anni ’80 e ’90 a Mussomeli

Le rosticcerie degli anni ’80 e ’90 a Mussomeli

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Ci sono sapori, al pari dei ricordi, che il tempo non può cancellare, gusti che si imprimono nel palato  ed entrano a pieno titolo nel nostro vissuto. Sapori forse sopiti ma mai dimenticati, gestori, antesignani dei moderni food influencer che attraverso luoghi di ristoro e ritrovo hanno reso ancora più prelibati due decenni di vita di intensa convivialità, certamente meno social di oggi  ma carichi di una socialità vissuta e reale, quando si condivideva il desco, non il monitor e il cibo era più assaporato che fotografato. Ripercorriamo i templi del gusto che tutti hanno varcato negli ani ’80 e ’90 a Mussomeli e dintorni, locali  che hanno saziato generazioni di persone, giovani e meno giovani, che ascoltavano le musicassette e telefonavano con il gettone, si abbigliavano con colori fluo, spalline sulle giacche  e, successivamente, giocavano al Tamagotchi, vestivano con i bomber Avirex e guardavano serie come “Beverly Hills 90210″.

Nella trattazione abbiamo incluso solo i locali che hanno esercitato, tra il 1980 e 1999 per un periodo di tempo superiore ai cinque anni e che hanno chiuso definitivamente. Pertanto non sono stati menzionati li esercizi commerciali storici, tuttora attivi e ai quali auguriamo lunga vita e coloro, al contrario, che hanno operato per un periodi di tempo inferiori al quinquennio.

LE ROSTICCERIE

LA NAVE

Un locale che è ormai leggenda grazie alla simpatia e alle impareggiabili doti di imbonitore di u “zi Viciu”, il signor Vincenzo Barcellona e alla maestria  ai fornelli e alla padella della moglie, la signora Giuseppina Mistretta, i gestori. Un misto tra fast food e agenzia di viaggio (gastronomico) low cost, dato che nel panino era compreso, come declamava il pioniere dello street food mussomelese, il proverbiale “viaggio di andata e ritorno con destinazione America”.  Le simpatiche esagerazioni di u zi Viciu su dimensioni  e proprietà dei prodotti condivano e insaporivano le pietanze, non era raro che consegnasse il cibo con commenti quali  “talia quant’è, una ruspa ci vole pi isarlo” (è così grande che occorre una ruspa per sollevarlo) o “stu pollu pare un toru, cu l’avi sa fortuna?” ( pochi hanno il privilegio di mangiare un pollo dalle dimensioni taurine) e ancora “st’attentu,  st’arancina pigliala cu ddu mani ca pisa  e pi un misi si spisati” (maneggia l’arancina con cautela perchè è pensante, ti sazierà per un mese).     Questa rosticceria, la prima del Vallone, apre nel lontano 1967 in un chiosco in piazza Umberto I in prossimità della via Scalea, l’anno prima delle famose contestazioni, anche se qui  nessuno, giovane e non, si è mai lamentato. Nel 1982 i coniugi “ormeggiano” la Nave poche decine di metri più avanti, sempre nella stessa piazza ad angolo con la via Barcellona.  Indimenticati e indimenticabili  i calzoni al forno con tritato, i panini con patate, le panelle, le crocchette e le  melenzane “caserecce”, i polli allo spiedo aromatizzati sapientemente da “U zi Viciu”, scomparso 15 anni addietro e ricordato, tra l’altro, per la battuta sempre pronta. “La Nave” finì di navigare  in mezzo ai sette mari del gusto nel 2001,  considerata da tutti la “Ferrari della rosticceria”, anche per le fotografie e i simboli della scuderia del  cavallino rampante di Maranello (dove, peraltro,  lavora il figlio Salvatore) che adornavano il locale . “Più che cibo da strada – racconta la figlia  –  qui si assaporava una rosticceria dal gusto e metodo fatto in casa, preparato con scrupolo e amore da mia madre che è scomparsa nel 2018. Non ha lasciato ricette scritte,  anche perché non c’erano, per le dosi degli ingredienti, infatti,  non si avvaleva di bilance ma solo dell’esperienza“.  E se si servivano pasti che si consumavano velocemente, per prepararli necessitavano di tempo e attenzione. “Non si utilizzavano cibi surgelati o pronti – spiega ancora Graziella Barcellona – mia madre si alzava alle 4 per preparare tutto, ad esempio  il riso per le arancine o per cuocere le patate per le crocchette. Mio padre selezionava la carne dei  polli che non erano allevati in modo intensivo o con  logiche industriali“. Era un lavoro che richiedeva fatica, pazienza e dedizione ma in cui i rapporti con i clienti erano autentici e andavano oltre l’aspetto commerciale.   La giovialità,  l’umanità e l’abilità di questa coppia sono entrate nella pancia e nel cuore di tantissimi mussomelesi che ancora oggi ricordano con nostalgia e affetto questa istituzione culinaria del Vallone e nella memoria  dei tantissimi clienti, ancora affezionati, riecheggiano il “servitooooo” pronunciato con una cadenza inconfondibile e le note  emesse dall’allegro rosticciere che era solito  intrattenere gli ospiti canticchiando, avventori nostalgici, inoltre, della disarmante dolcezza della proprietaria, di quei panini e del pollo arrosto, ciascuno dei quali a giudizio del decano dei rosticcieri, bastevole a sfamare, in relazione all’appetito dei commensali,  da quattro a sedici persone.

ROSTICCERIA TRAVIGLIA


1979, i coniugi Traviglia abbandonano la metropoli meneghina e il panettone, optando per la  tranquilla vita paesana e le panelle. Lui, Enrico, è del messinese, di Piraino. Lei, Michelina Zaffuto, è figlia d’arte, appartiene a una famiglia che, ormai alla terza generazione e da oltre 60 anni opera nel campo della ristorazione a Mussomeli e ha scritto pagini importanti della storia del commercio mussomelese, gestendo trattorie, alimentari e bar. La sorella Caterina sta per aprire una putia (bottega), così propone di subentrare nell’avviata tavola calda che gestisce da sei anni, insieme al marito Giuseppe Ricotta, sempre all’ombra della Madonnina, però quella dell’edicola votiva di palazzo Tuzzeo in via Palermo. L’occasione è ghiotta e

Osteria della cucina 1961

irresistibile come i manicaretti che produce e continuerà a realizzare questa tavola calda. Michelina ha le nozioni pratiche e teoriche per gestire un locale. “Da bambina, a partire dal 1960 – racconta –  vicino la torre civica, in via Andrea Chiaramonte, i miei genitori hanno gestito l”Osteria con cucina’ (foto a sinistra). Servivamo piatti della cucina povera quali  trippa, brodo, interiora, cardi e verdure spontanee, così tutti noi figli abbiamo imparato l’amore per le pietanze semplici ma gustose. Poi ho ampliato le mie conoscenze studiando a Palermo all’istituto alberghiero”.  La coppia personalizza la propria offerta gastronomica, affiancando alle pietanze tipiche della rosticceria, quali arancine al burro e alla carne, pizzette, sfincione e crocchette, piatti che sono retaggio di quelle colture e culture, saperi e sapori appresi nel locale di famiglia. Non stupisce  che  nel lontano 1973 la sorella propone proprio in questa tavola calda il misconosciuto, nell’entroterra nisseno,  pane con la milza. Così accanto a panelle e crocchette, la rosticcera oste propone melenzane alla siciliana, fegato di pollo con patate, peperonate, caponata di melenzane. Lavorano tanto e ovunque: a scuola,  per le cerimonie  e qualche volta lavorano in loco offrendo un servizio che allora nessuno conosceva come catering.  La cucina dei Traviglia mette d’accordo tutte le bocche e i palati.  “Per le feste – racconta la signora Michelina Zaffuto – la gente si ammassava e consumava, ricordo che nel periodo pasquale e natalizio o per la festa patronale della Madonna dei Miracoli facevamo sempre il tutto esaurito, si vendevano 300 panini e 40 polli allo spiedo come se nulla fosse, non restava nulla, nemmeno una patata. Pure per il mondiale del 1982 fu un delirio e tutto andò a ruba. Anche se il record – ricorda con dovizia di particolari – lo abbiamo stabilito nel 1980 quando per festeggiare l’acquisizione comunale  del castello di Mussomeli, l’amministrazione ci commissionò circa 3mila panini farciti con una peperonata preparata con quaranta casse di ortaggi“. E se l’indice “Big Mac” viene utilizzato per misurare il potere d’acquisto nel mondo in relazione al prezzo dell’omonimo panino nei vari stati, grazie all’invidiabile capacità mnemonica della proprietaria posiamo stilare l'”indice Traviglia” per stimare la svalutazione monetaria a Mussomeli. Nel 1979 un’arancina costava 600 lire, nell’anno di chiusura, il 1992, 1200 lire, quindi i prezzi sono raddoppiati. “Anche se – ci tiene a precisare la donna che da 30 anni vive con il marito, i figli e i nipoti a Milano – le nostre porzioni erano generosissime, ad esempio nel panino mettevamo 5 panelle enormi, senza salse, solo sale, pepe e limone“.

ARCO ANTICO

Con l’arrivo da Palermo del signor Pino Novello e della moglie Lella, a Mussomeli, l’arancina non subirà più violenza di genere. Al riso o al burro poco importa, è power woman, femminilissima così come vuole la grammatica del gusto gastronomico palermitano. Dopo un quinquennio da pizzaiolo in piazza Roma, nel 1992, la chiave di volta e svolta, con l’Arco Antico. Se il CAP non è 90100, tuttavia, il trasferimento avviene, nomen omen… nella centralissima Via Palermo, dove la passeggiata è ancora in voga e, forse,  nel suo massimo splendore. Accanto alla pizza  il ristoratore si dedica sempre più alla passione di chiunque viva o si trovi a Palermo: la rosticceria. Porta i pezzi classici e innovativi della tradizione del capoluogo siciliano, giganteschi e irresistibili. Così accanto a panelle, crocchette, arrivano novità della tradizione panormita: i rollò con i wustell, le ravazzate, crostini e tanto altro. Non solo salato ma anche dolci, l’infaticabile commerciante produce mastodontici “cartocci” e “iris” che placano anche i languori e gli appetiti più grandi. Per uno spuntino fugace di studenti o una pizza tranquilla tra amici, l’Arco Antico diventa ritrovo di tantissime persone che vogliono degustare sapori e annusare odori del cibo da strada palermitano, evitando di spostarsi di oltre 100 chilometri. Questa succursale delle rinomate friggitorie e gastronomie del Capo o di Ballarò cessa di esistere nel 2005, quando il signor Pino improvvisamente e inaspettatamente lascia questo mondo, qualche anno dopo anche le migliaia  di gambe che davano movimento alla via Palermo si fermeranno per sempre e lo struscio sparirà. Finisce un’epoca, un culto e, per molti nostalgici,  la gloriosa  movida peripatetica mussomelese cede il passo a quella successiva, spesso,  patetica ed epatica.

 

CONTINUA…

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