Caltanissetta – Confiscati beni per oltre tre milioni di euro. Sono stati per l’esattezza due i provvedimenti che hanno colpito padre e figli e un terzo, loro congiunto, già deceduto.
La misura patrimoniale si è abbattuta su
di Rosario Salvatore Lo Bue, il figlio Leoluca e il deceduto Calogero Giuseppe Lo Bue, ritenuti a vario titolo esponenti del mandamento di cosa nostra di Corleone di cui il primo è stato il reggente.
Le misure sono divenute definitive dopo il pronunciamento della Cassazione che ha blindato la confisca di rapporti bancari, abitazioni, terreni, polizze assicurative, complessi di beni aziendali e di un magazzino.
La confisca comprende anche l’abitazione familiare di Corleone di Calogero Giuseppe Lo Bue, indicata negli atti giudiziari legati alla cattura di «Binnu» Provenzano come «fermo posta» per l’inoltro della corrispondenza destinata allora allo stesso Provenzano.
I provvedimenti sono stati eseguiti carabinieri del Ros con al loro fianco i militari del comando provinciale di Palermo.
E dalle indagini patrimoniali eseguite proprio dal Ros sarebbe emerso che Rosario Salvatore Lo Bue avrebbe operato in regime di monopolio mafioso, attraverso prestanomi , nel settore agroalimentare, biologico e dell’allevamento del bestiame e avrebbe pure intascato contributi comunitari
In più sarebbe stato rilevato un evidentissimo squilibrio tra redditi dichiarati da Calogero Giuseppe Lo Bue e il valore dei beni che facevano capo a lui. Da qui la tesi che sarebbero stati frutto degli affari illeciti sotto la bandiera di Cosa nostra.
È un altro tassello che è andato ad aggiungersi nell’azione di contrasto da parte die carabinieri contro il mandamento mafioso di Corleone, già indebolite dalle inchieste Patria, All Stars e Grande Passo e dai sequestri di beni eseguiti nel tempo a carico di altri esponenti mafiosi, fino a giungere al boss Totò Riina.