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Mafia e appalti, tra i 4  i condannati un maresciallo dei carabinieri

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Caltanissetta – Quattro condanne e due assoluzioni. Tra loro anche un maresciallo dei carabinieri per il quale, però, si sono ridimensionate le originarie accuse.

Così si è chiuso il processo con rito abbreviato legato all’inchiesta su mafia e appalti a San Cataldo, «Pandora» che ha coinvolti più imputati le cui posizioni si sono poi scisse per via delle differenti scelte processuali.

Condannato adesso a 5 anni di carcere il  maresciallo dei carabinieri Domenico Terenzio – assistito dall’avvocato Boris Pastorello – ritenuto responsabile  di oltre una dozzina di episodi di falso, favoreggiamento e rivelazioni di segreti con esclusione del metodo mafioso.

Di contro è stato assolto per favoreggiamento e rivelazione di segreti investigativi nei confronti di un imprenditore che aveva trovato microspie e rivelazione di segreti d’ufficio a un sancataldese in relazione a un fascicolo.

Sono 2 anni inflitti all’architetto di Santa Caterina, Alfonso Gaetano Ippolito – difeso dall’avvocato Giuseppe Dacquì  – per traffico d’influenze illecite, contestazione che inizialmente era invece di corruzione ma che la difesa ha dimostrato non esistere perché a quel tempo l’ex capo dell’ufficio tecnico del Comune di San Cataldo – con il quale l’imprenditore avrebbe chiuso un presunto accordo per l’appalto legato al contratto di quartiere II a San Cataldo – non era più un pubblico ufficiale perché già collocato in pensione.

Sono 4 anni gli anni comminati all’imprenditore  Liborio Lipari – difeso dagli avvocati Raimondo Maira e Salvatore Pirrello – accusato di corruzione, mentre è stato assolto da altre contestazioni perché il fatto non sussiste.

Chiude il quadro delle condanne il dipendente dell’ufficio tecnico di San Cataldo, Cataldo Medico – assistito dall’avvocato Boris Pastorello – con 3 anni per corruzione aggravata in concorso e turbata libertà degli incanti. Invece è stato assolto per altri episodi di corruzione che sono stati rimodulati in traffico d’influenze illecite, perché il fatto non sussiste o per non avere commesso il fatto.

Assoluzioni totali, invece, per due dipendenti dell’ufficio tecnico del comune di San Cataldo, ossia Luigi Palermo – difeso dall’avvocato Gianluca Amico – e anche la procura per lui aveva chiesto un verdetto di non colpevolezza e, infine, Salvatore Schifano – assistito dall’avvocato Giacomo Vitello – «per non avere commesso il fatto». Nei suoi confronti il pubblico ministero Pasquale Pacifico ha proposto la condanna a 4 anni e 4 mesi di carcere.

Vincenzo Falci

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