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Mafia e omicidi, il boss della Stidda fa scena muta

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Caltanissetta – È la via del silenzio che ha scelto il boss arrestato nel blitz dei carabinieri ribattezzato «Chimera» che ha smantellato la Stidda di Mazzarino.

Il capomafia Salvatore Sanfilippo – assistito dalle avvocatesse Agata Maira e Martina Petrantoni  – collegato in videoconferenza dal carcere di Sulmona si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Scelta che è stata condivisa da alcuni suoi familiari, ma altri no. A cominciare dalla moglie Beatrice Medicea, o i suoi fratelli Maurizio e Andrea che invece  si sono difesi respingendo le accuse.

Così come, sempre in seno alla famiglia di sangue dei Sanfilippo, altri hanno preferito avvalersi della facoltà di non rispondere.

In particolare Marianna “Annina” e Marcello Sanfilippo, sorella e fratello del capomafia che si sono trincerati dietro il silenzio.

Così come Paolo “Siviglia” Sanfilippo – assistito dall’avvocato Carmelo Terranova – Emanuele Brancato – difeso dall’avvocato Giacomo Ventura) – e Silvia Catania – difesa dall’avvocato Gaetano Giunta – tutti accomunati dalla stessa strategia.

S’è difeso uno dei presunti uomini di fiducia della famiglia Sanfilippo Gianpaolo Ragusa – avvocatesse Agata Maira e Martina Petrantoni  –  e Rosangela Farchica.

Difesa a spada tratta da parte di Giuseppe Morgana – assistito dagli avvocati Vincenzo Vitello e Adriana Vella – che ha negato di avere imposto a proprietari terrieri che i greggi da lui condotti e che sarebbero appartenuti al boss Salvatore Sanfilippo, dovevano al pascolare assolutamente lì.

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