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Mussomeli, attirato in trappola con promessa osè e rapinato: chiesti abbreviato e 4 patteggiamenti 

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Mussomeli – Madre, figlie e un’altra ragazza verso il patteggiamento e il quinto indagato per l’abbreviato. Tutti di Mussomeli e tutti tirati in ballo per una rapina messa a segno ai danni di un pensionato, pure lui mussomelese, attirato in trappola con il pretesto di un incontro a luci rosse.

Così, in udienza preliminare i cinque imputati che sette mesi fa sono stati pure destinatari di provvedimenti cautelari, seppur differenti, tra carcere, arresti domiciliari e obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

A cominciare dal ventiseienne Alex Francesco Favata – assistito dall’avvocatessa Daniela Salamone –  la venticinquenne Domenica Munì , la madre, la quarantatreenne Rosalia Licata, la sorella,   la ventenne Angela Munì – tutte e tre assistite dall’avvocato Giuseppe Zucchetto – e la  diciannovenne Erika Mangione – assistita dall’avvocato Torquato Tasso –  tutti accusati di rapina aggravata.

Le quattro donne hanno chiesto di patteggiare la pena ma dovranno trovare l’intesa con la procura di Caltanissetta in relazione all’entità della pena.

Rito abbreviato condizionato, invece, per Favata che su richiesta della difesa ha pure ottenuto la scarcerazione, andando agli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico.

Tutti, in qualche modo, avrebbero risarcito con un centinaio di euro ciascuno la vittima, un pensionato ultrasessantacinquenne, pure lui mussomelese.

L’episodio s’è consumato il pomeriggio dell’8 gennaio scorso, quando la vittima è stata attirata in trappola  con la scusa di un incontro osé in un appartamentino nel cuore del centro storico.

Ma appena entrato in casa, subito dopo ha fatto irruzione uno sconosciuto a volto coperto e armato di coltello che gli ha intimato di consegnare il portafogli. Dentro v’erano seicento euro o poco più. Presi i soldi il rapinatore è fuggito.

In quei frangenti le due donne – tra le quattro ora coinvolte nell’inchiesta – erano sembrate spettatrici e in qualche modo vittime dell’accaduto.

Ma poi le indagini dei carabinieri hanno finito per tracciare un quadro totalmente differente, con una differente “verità” e più coinvolgimenti. Gli stessi cinque che, adesso, sono sotto accusa.

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