Caltanissetta – C’è un ex carabiniere nisseno chiamato alla sbarra per un omicidio ormai datatissimo nel tempo. Un procedimento che coinvolge anche un secondo militare e un artigiano.
Tutti tirati in ballo per l’uccisione di Pierpaolo Minguzzi, pure lui a quel tempo carabiniere. E che è stato ucciso qualcosa come trentaquattro anni addietro. Ora i suoi familiari sono costituiti parti civili.
Sul banco degli imputati, in corte d’Assise, è chiamato adesso anche il cinquantenne gelese Orazio Tasca, il suo ex collega e l’artigiano Alfredo Tarroni.
A loro la procura di Ravenna ha contestato l’ipotesi di omicidio. Sì, perché Minguzzi sarebbe stato prima rapito a scopo di riscatto e poi ucciso.
Questo, almeno, è quanto hanno ipotizzato i magistrati romagnoli. Secondo i quali il rapito sarebbe stato ucciso poche ore dopo il sequestro, ma nonostante tutto sarebbe stato chiesto un riscatto ai suoi familiari per la liberazione. Ed a fare quella telefonata, secondo i magistrati, sarebbe stato proprio l’allora militare gelese.
Era l’ormai lontano era il 1987 quando il militare è stato rapito da due colleghi e un artigiano, come l’accusa ha ritenuto. Poi sarebbero stati chiesti trecento milioni di lire.
Durante le nuove indagini, che per tanti anni sono rimaste impantanate, è stata pure disposta la riesumazione della salma. E poi i sospetti si sono catalizzati sui tre che adesso sono stati trascinati sotto accusa per rispondere del sequestro e dell’omicidio.