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“Rianimiamo l’Ospedale. Noi stiamo a casa ma voi non depotenziate il presidio di Mussomeli”

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MUSSOMELI –  All’ospedale di Mussomeli fronteggiano l’emergenza nell’emergenza. Ci sono abituati, qui in ogni angolo si pratica la medicina d’urgenza. Si salvano vite e curano persone a ranghi, mezzi e strumenti ridotti.  C’è carenza di mascherine chirurgiche e in misura maggiore di facciali filtranti muniti di valvola. Le tute anticontaminanti non ci sono. Un ospedale è un porto di mare, non si sa mai chi arriva e  da chi e cosa proteggersi.  I dispositivi per la protezione individuale da rischio biologico in ambito sanitario non dovrebbero mai mancare. Intanto in queste settimane emerge in maniera forte e univoca l’importanza del nosocomio mussomelese. Del coronavirus si sa poco ma da questa sciagura dovremmo imparare una lezione che è incontrovertibile: depotenziare gli ospedali, ridurre i posti letto, chiudere i reparti non serve. Stiamo pagando con gli interessi il presunto risparmio derivante da tagli che stanno mettendo in ginocchio la sicurezza e l’economia del Paese. Allora dal Vallone parta una voce forte e unanime:  l’ospedale di Mussomeli si tocca solo per potenziarlo. Con la terapia intensiva, ad esempio, la cui apertura  era prevista con cinque punti letto ma che non ha mai visto la luce. Questa è una calamità eccezionale,  nel Vallone viviamo un’emergenza continua. Rianimiamo la rianimazione dell’ospedale di Mussomeli, Riapriamo  quei reparti, come quello del punto nascita,  che sono  stati chiusi in ossequio a disposizioni comunitarie. Quella stessa UE che in questi giorni ha abbandonato l’Italia. Noi stiamo a casa ma voi rafforzateci il NOSTRO ospedale.

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