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Scienza, coscienza e cuore. La medicina che cura e conforta (del dott. Aldo Aliamo)

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Palermo – Diversi anni fa, giovane cardiologo in servizio in reparto di Unità Coronarica, fui convocato dal Primario che mi disse di aver fatto appendere sulle pareti adiacenti un cartello che riportava le parole di gratitudine rivolte al proprio medico di famiglia, da un ammalato che era stato ricoverato per infarto. Il primario aveva letto quel testo e aveva voluto che servisse di riflessione per tutti noi, assistenti, tirocinanti, specializzandi. La loro lettura, mi disse, lo aiutava a rimanere aderente allo spirito di quel rapporto di umanità col malato che era necessario, in un posto come quello in cui medici e malato lottavano insieme, ogni giorno, per la vita. Le parole, talvolta, aiutano a guarire ed il suo messaggio era arrivato imprevedibilmente lontano! Facendo tesoro di questi insegnamenti di vita, ecco che quella mia parola di speranza, detta quando il buio sembrava farsi più fitto, la mia parola, medico del cuore, era di conforto per dipanare il dedalo dei fili intrecciati fra il cuore e gli strumenti, che tengono l’esatto conto dei battiti, ma dimenticano le lacrime. Quella parola rasserenante detta sottovoce quando il silenzio lacerava il cuore, per chiarire i messaggi delle tracce fosforescenti che si rincorrevano sul monitor, per decifrare le sarabande che si rincorrevano sul monitor. Quella parola sussurrata fra un letto all’altro dell’Unità Coronarica a colmare voragini di sofferenza; per rendere più breve la notte e più leggero l’affanno, per fugare i fantasmi della paura, per disarmare l’ansia che frusta il cuore e frastorna i pensieri. Quella parola mormorata sorridendo (“ma allora – pensavo – se sorridi sta tornando la vita!”) che prefigurava ancora altre spiagge e nuovi luminosi tramonti e l’abbraccio di lei, intravista, oltre la vetrata. Quella parola che anche lei attendeva ansiosa, col cuore gonfio di pianto. Quella parola che all’inizio fu solo “forse” e poi, dopo giornate interminabili, annunciava che nel teatro della vita, la rappresentazione poteva cominciare a riprendere dal momento della scena interrotta. Quella parola rassicurante che accompagnava l’incertezza dai primi passi fuori dal labirinto, misterioso filo di Arianna dalla morte alla vita; quella parola che domani, forse attenderò anche io da qualcuno, pronunciata guardandomi negli occhi.

Dott. Aldo Alaimo

Medico Specialista In Cardiologia e Angiologia

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