Caltanissetta – Sarà un esperto a passare al setaccio intercettazioni e l’intera catena di conservazione di tutti i reperti. È stata la difesa a chiederlo. Una “super perizia”. E così è stato.
Il tribunale per i minorenni di Palermo, infatti, ha accolto le richieste avanzate dall’avvocato Calogero Buscarino che assiste un diciassettenne nisseno a giudizio per rispondere d’istigazione o aiuto al suicidio.
Contestazione, quella mossa al ragazzino, legata alla morte del ventiseienne Mirko Antonio La Mendola, che si è tolto la vita con un colpo di pistola alla tempia la sera del 25 agosto dello scorso anno in una spiaggia di Porto Empedocle. I suo familiari sono assistiti dall’avvocato Rosario Didato.
Il tribunale ha conferito l’incarico al perito Roberto Genovese di Palermo, che dovrà rispondere ai quesiti posti dallo stesso Collegio.
Intanto sottufficiali dei carabinieri intervenuti sul luogo della tragedia hanno confermato che quella sera, ad attenderli sopra in strada, v’era proprio il ragazzino che sarebbe stato visibilmente stravolto. Ma in quella fase, e per qualche giorno, tutto è stata catalogato solo come un suicidio. Soltanto dopo l’indagine ha preso un’altra piega risucchiando anche il minorenne che, secondo l’impianto accusatorio, non soltanto sarebbe stato insieme alla vittima fino all’ultimo istante, ma non avrebbe mosso un dito per evitare che si togliesse la vita.
Lo stesso medico legale che allora ha eseguito l’ispezione cadaverica, in quei frangenti, subito dopo la disgrazia ha ipotizzato che era «chiaro ed evidente il suicidio». La mano sporca di sangue, la posizione della pistola e qualche altro elemento ancora lo avrebbero indotto a trarre questa conclusione.