È il settantacinquenne nisseno Giovanni Frenda – assistito dall’avvocato Michele Micalizzi – che adesso, in appello, è stato condannato a risarcire la donna che avrebbe tentato d’investire, Sabrina G. – assistita dall’avvocato Giuseppe Panepinto – secondo l’ammontare che era stato già stabilito nel giudizio di primo grado, quando è stato condannato a un mese a venti giorni per lesioni personali aggravate e minacce. Di contro la procura aveva chiesto un anno di reclusione anche per le ipotesi di tentata uccisione di animali e violenza privata, erati da cui era stato assolto.
Adesso in appello, per la tenuità del fatto e in considerazione della sua incensuratezza, almeno fino prima di questa vicenda, la seconda sezione della corte d’Appello non gli ha inflitto pena detentiva, pur riconoscendo la sua responsabilità e fermo restando la permanenza nel casellario giudiziario .
I fatti risalgono al 6 novembre del 2018, quando il settantacinquenne, al volante di una utilitaria, mentre camminava per strada avrebbe puntato dritto, con l’auto, contro tre cani randagi con l’intento, per l’accusa, di travolgerli e ucciderli. A pararsi davanti è stata la donna per proteggere i tre animali. E per evitare di essere a sua volta investita s’è gettata per terra rimanendo anche ferita.
Ma l’imputato sarebbe andato oltre. Perché, minacciando di lanciarle contro una pietra che stringeva tra le mani, l’avrebbe anche minacciata con una frase, in dialetto, del tipo «Si nun tinni vai iccà, ti sputu in facci».
Successivamente il settantacinquenne avrebbe anche avanzato, nei confronti della parte civile, una proposta di transazione chiedendo il ritiro della denuncia. Offerta che è stata respinta.