Home Cronaca «Ucciso per soldi», confermata condanna a 30 anni

«Ucciso per soldi», confermata condanna a 30 anni

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Caltanissetta – È stata la Cassazione a blindare il verdetto. Così da rendere inappellabile una condanna per omicidio già sancita nei precedenti gradi del giudizio.

E adesso per uno degli imputati, Angelo Mancino, sono stati confermati trent’anni di reclusione perché ritenuto responsabile dell’uccisione del gelese Matteo Mendola, che sarebbe stato assassinato per una questione di soldi che avrebbe vantato.

Di contro, invece, la Suprema Corte ha annullato la condanna che era stata inflitta sia in primo che in secondo grado a carico di Antonio Lembo.

In questo caso il pronunciamento è stato annullato ma disponendo l’invio degli atti a una nuova sezione di corte d’Assise d’Appello chiamata a rideterminare la pena che, finora, era di trent’anni.

L’uccisione del giovane gelese – secondo la ricostruzione degli inquirenti- non sarebbe stato frutto dell’impeto di un momento. No.

Piuttosto, secondo la tesi dei magistrati, sarebbe stata un’azione preparata a tavolino e poi messa in atto dai due imputati che avrebbe agito su mandato di un imprenditore gelese.

La vittima, con un pretesto, sarebbe stata attirata in trappola in una zona di campagna. Una volta in quella zona isolata, lo avrebbero ucciso a colpi di arma da fuoco. Ma due imputati, solo Lembo, successivamente, avrebbe ammesso le sue responsabilità e il suo coinvolgimento nell’azione di sangue.

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