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Villa Alliata di Pietratagliata, residenza del principe mago, rinasce come resort di lusso. Ieri l’inaugurazione

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Villa Alliata di Pietratagliata
Foto di Giacinta Marchione

Palermo – Taglio del nastro ieri a Villa Alliata di Pietratagliata, la storica e arcinota dimora del “principe mago”, che rinasce a nuova vita come resort di lusso. Nel cuore pulsante della città, precisamente in via Serradifalco, in quella che un tempo era aperta campagna, oggi figlia di quel “sacco di Palermo” che non pochi disastri ha perpetrato in termini di inquinamento urbanistico, sorge quel gioiello architettonico in stile neogotico rappresentato da una delle ville storiche più belle di Palermo. Restituita non solo a nuova vita ma anche alla collettività e alla comunità tutta che, a partire dal 1 marzo, quando la struttura sarà ufficialmente operativa, potrà beneficiare dei molteplici servizi offerti.
Inutile indugiare sul fascino misterioso della meravigliosa dimora di fine Ottocento che fu cornice della storia di un personaggio siciliano, sui generis come ogni nobile che si rispetti, divenuto leggenda. Il personaggio in questione, che rispondeva al nome di Raniero Alliata di Pietratagliata, si racconta, amasse giocare con scarafaggi e formiche, già da piccolo, mentre, da adulto, non poteva di certo, data la sua indole stravagante, sfuggire al fascino dell’occulto. L’occasione gli fu data, bella e pronta, da un altro personaggio, bello tosto, certo Alexander Crowley, esoterista di fama mondiale, che, dal bel mondo anglosassone, si stabilisce a Cefalù. Complice anche una forte perdita ai tavoli verdi del circolo nobiliare “Bellini”, il principe Alliata, sempre si narra, non uscì più dal castello fatato. Trascorrendo praticamente tutta la sua vita, dal 1925 al 1979, anno della morte, all’interno di quello scrigno prezioso intriso di mistero, a praticare l’occulto. Strani questi nobili! Si deve all’amico, anche lui di nobile lingaggio, Bent Parodi una raccolta delle “Storie autenticamente vissute” dal “Principe del Sacro Romano Impero”.

Chissà cosa pensano il principe e l’amico Bent della magià che oggi inonda la villa, rito di luce e bellezza che traspare dalla pietra arenaria, filtra dalle vetrate orientali, dai merli restaurati e ricostruti della facciata, per indugiare sulla vasca ottagonale, che sulla forma la dice lunga…, e sulle piante esotiche del giardino antistante l’ingresso?. Beh!… avendo imparato, in un modo o nell’altro, a conoscere i personaggi, possiamo azzardare che sicuramente stiano apprezzando l’opera meritoria di chi, motu proprio, ha salvato un pezzo di storia della città, dal degrado e dal saccheggio, in cui, 25 e più anni di abbandono, l’hanno fatta sprofondare.
Si deve all’imprenditore Giovanni Sammaritano che, nel 2018 acquistò la villa all’asta per la modica cifra di 590 mila euro, l’avveniristico progetto. “Una sfida” ha dichiarato ieri, visibilmente emozionato, Sammaritano, poco prima del taglio del nastro affidato ai nipotini, “una sfida che più aumentavano le difficoltà, più mi spronava a procedere, convinto com’ero della bontà dell’iniziativa”. E oggi i fatti non possono che dargli ragione.

Tanta e tutta qualificata la presenza di pubblico, a partire dall’ex assessore ai Beni Culturali e all’Identità Siciliana, Alberto Samonà, inevitabilmente coinvolto, durante il mandato, a seguire i lavori di restauro. Lavori che sono stati affidati all’architetto Filippo Dattolo e all’ingegnere Antonio Piccione, sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza ai Beni Culturali di Palermo e con il supporto della dirigente Angiolina Ganazzoli.
Un restauro di tipo filologico e conservativo in parte, che ha riguardato i quasi duemila metri quadrati dell’intera area. Un lavoro certosino che ha permesso di recuperare il fascino e l’antico splendore degli spazi e che oggi ripaga con la soddisfazione del risultato. Dai soffitti a cassettoni, alle porzioni di pavimento recuperate, fino alla volta della scala, rimasta tale e quale, al laghetto del giarsdino, è tutto un viaggio nella memoria che l’architetto Dattolo mostra con l’entusiasmo estatico di chi sa di avere fatto cosa non solo buona e giusta ma anche grande.
Ripristinati entrambi gli ingressi, sia quello di via Serradifalco, che, in origine, in realtà era il retro e quello di via Sirtori che custodisce il terrazzino da dove il principe si affacciava, alle sei del pomeriggio, appena sveglio, per lanciare maledizioni ai vicini, munito di teschio e armato di pigiama militare.
E… comunque… c’è chi è pronto a giurare, mano sul fuoco, che il principe ieri lo ha visto…aggirarsi fra i tavoli del raffinato e corposo buffet… ad intrattenere quella bella compagnia fra un prosecco e l’altro… a godersi l’aria frizzantina del giardino ma pur sempre salubre della città dei Gattopardi. Che, ci piace pensare, non muore mai!

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