MUSSOMELI – A voler ricordare che la guerra non è vinta, il virus Covid-19, colpendo senza distinzione di sesso, di età o di categorie lavorative, si presenta inesorabile a sancire la sua presenza, come a dire:” ed io sono ancora qua!” Giovane infermiere trentenne di Mussomeli in servizio presso l’ADI, assistenza domiciliare integrata erogata dalla ASL, si scopre positivo in seguito ai test di controllo cui vengono sottoposti gli operatori sanitari. Ora c’è la lente d’ingrandimento puntata su tutti i contatti del sanitario, compresi i pazienti che assiste in casa. Vaccinato, come prevede la normativa per il personale sanitario, è asintomatico e sottoposto a quarantena insieme alla sua famiglia di origine con la quale vive. La speranza certa è che questo giovane infermiere si riprenda presto e ritorni al suo lavoro di cui si ha tanto bisogno. Se abbia contratto il virus nell’esercizio della sua attività lavorativa non si può avere certezza, certo è che gli infermieri che operano a domicilio sono coloro che si recano a casa del paziente e avviano, insieme a lui e alla famiglia, un programma volto a ripristinare, ove possibile, le migliori condizioni di salute oppure ad assistere il malato nella convivenza delle sue patologie.In media prestano servizio presso una decina di persone al giorno e possono essere facilmente esposti al contagio se non vengono adottate tutte le precauzioni. Quindi, l’invito a tenere sempre alta la guardia tutti, senza se e senza ma, e per il personale sanitario, vicinanza, rispetto, considerazione e l’invito a chi di competenza, se necessario, di fornire loro in dotazione i dispositivi di protezione affinché possano lavorare in sicurezza, per i propri pazienti, per il loro familiari, per loro stessi e per la collettività.
