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A riposo lo storico ciuffo ribelle del Pronto Soccorso. In pensione l’infermiere Pasqualino Pardi

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Mussomeli – Scatta l’ultimo click per Pasqualino Pardi, che, a 65 anni suonati, schiena dritta e ciuffo ribelle, spegne la quarantatreesima candelina al Pronto Soccorso dell’Immacolata Longo di Mussomeli, dove ha prestato servizio, per 43 anni appunto, da quel santo 16 settembre del 1980, quando era ancora un ragazzo di 22 anni, appena diplomato. Dopo soli due mesi a San Cataldo, il Longo ha rappresentato, per lo stimato professionista, il primo e l’ultimo approdo, di una lunga e onorata carriera. Dieci anni di servizio in Ortopedia e poi, quando già si era fatto le ossa, giù, in quel porto di mare, dove non poche volte si è ritrovato a restituire la vita ai pazienti. In buone e cattive acque, virando sempre verso la giusta rotta. Circondato dall’affetto dei colleghi, non si poteva immaginare congedo più emozionante. Intra ed extra moenia, a partire da chi ha persino prolungato l’orario di servizio per potere assistere all’ultimo saluto. Già, perchè a pensarci, fa anche un pò specie. Non è per niente facile abituarsi all’idea del pensionato. Aitante e sempre sul pezzo, “Pasqualino sette bellezze”, lo chiamavano, già, prorio lui che della passione per la bellezza appunto, la sua comunque -ci teniamo a precisarlo!- non ne ha mai fatto mistero. Lo incontriamo, col suo sorriso fisso, ma con l’aria sommessa che tradisce una certa stanchezza. Soprattutto quella degli ultimi anni “dal Covid in poi è stato tutto estremamente difficile”, si racconta come sempre, senza prendersi troppo sul serio, ora che d’emblèe si vede restituito alla famiglia e ai suoi affetti più cari. “Libero dagli orari che, soprattutto in certe occasioni diventano una schiavitù, riscoprire il piacere di dormire nel proprio letto senza l’angoscia delle reperibilità divenute davvero insostenibili”. Se ne va Pasqualino e non lascia un sostituto. Se ne va una colonna portante del nosocomio di Mussomeli, il telamone che, fra il serio e il faceto, riusciva sempre a far distogliere il pensiero dal peggio a chi incappava nell’inciampo di varcare quella soglia non proprio amena. Sempre pronto e disponibile con tutti, conoscenti ed estranei. “Non sono certo mancate le scaramucce fra colleghi o con qualche paziente, ma anche questo fa parte del gioco”. Mentre, con un volo pindarico, lungo decine di anni, ci porta indietro nel tempo, quando l’ospedale di Mussomeli, registrava qualcosa come 15.000 accessi l’anno, quando i pazienti afferivano anche da Palermo, soprattutto per la Ginecologia che oggi ahinoi! rimane solo un caro e vago ricordo. “Poi, la chiusura dei reparti, prima, e la diminuzione dei posti letto, dopo, ha inaugurato il calvario delle telefonate agli altri ospedali per piazzare un paziente. E i viaggi fino a Gela per trasportare i malati durante la chiusura delle sale operatorie. E’ grazie agli argentini se oggi fra le corsie dell’ospedale si può usufruire di nuova linfa vitale”. Nato nell’emblematico giorno del 25 aprile, non poteva essere che spirito libero, scapolo impenitente fino all’età di 52 anni, dopo una premiata carriera di latin lover, per quel giusto contrappasso, dato per contrasto, ha soggiaciuto al cappio del talamo, amorevolmente imbastito dalle mani sapienti di Lorena, bella e giovane ragazza, due lauree entrambe con 110 e lode. Che gli ha regalato Eleonora e Vittoria, le sue pupille. “Mi mancheranno le lunghe e trafficate giornate al Pronto Soccorso, fosse con 45° gradi e l’impalcatura del palombaro durante il Covid, o col freddo delle serate uggiose, insieme a quei miei compagni di viaggio, Nino Lanzalaco, Nicola Ferlisi, Giosuè e Cristian Carduccio, Totò Zaffuto, Roberta Modica, Maria Catania, in quel limbo fra la vita e la morte dove, 2+2, col tempo impari, può fare tutti i numeri. Così mi era stato detto e così è stato”. Ma adesso, a dispetto di ogni passato, i numeri che contano sono i tanti, tantissimi messaggi di affetto, giunti da ogni dove che lo hanno colto con sorpresa, con l’umiltà e l’ingenuità di chi pensava di avere fatto solo il proprio lavoro. Ma nel “come” sta la cifra della differenza. Da domani il Pronto Soccorso di Mussomeli sarà un pò più silenzioso, di quel silenzio assordante che è quello della mancanza.

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