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A Vallelunga scoperto importante insediamento rurale del I sec. d.C.

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Vallelunga Pratameno – I lavori del raddoppio della linea ferrata Catania-Palermo hanno portato in luce nei giorni scorsi in località “Manca”, presso Vallelunga Pratameno  un antico insediamento rurale del I secolo d.C. la cui estensione si stima dovesse interessare un’area di circa sei ettari.

La straordinaria scoperta è avvenuta nel corso dell’attività di sorveglianza preventiva, svolta dalla Soprintendenza dei Beni Culturali e Ambientali di Caltanissetta diretta da Daniela Vullo, sui lavori della Italferr le cui attività di scavo sono state dirette da Marina Congiu, sotto la direzione scientifica della direttrice della sezione archeologica della Soprintendenza di Caltanissetta, Carla Guzzone.

L’indagine archeologica, che è iniziata nel mese di luglio 2020 ed è in fase di svolgimento – comunica la Soprintendente di Caltanissetta, Daniela Vullo – è attualmente limitata a un saggio di 225 metri quadrati (15 x 15 metri). Nonostante lo scavo sia ancora in atto, però, le strutture murarie emerse attestano l’importanza di un ritrovamento che, nel settore settentrionale della provincia di Caltanissetta non sembra, al momento, avere confronti”.

Il complesso rurale emerso, che sembra appartenere all’età romano-imperiale, con probabilità era una villa rustica il cui sostentamento era strettamente legato alle favorevoli condizioni ambientali (vicinanza al corso d’acqua del torrente Salicio, area pianeggiante, ottima esposizione) e allo sfruttamento del terreno circostante a scopi cerealicoli. Il rinvenimento, tra gli strati di crollo, di alcune tegole con bollo, lascia pensare che la villa sia collegata ad un personaggio della cerchia pubblica romana.

Quanto alle caratteristiche della Villa, allo stato attuale della ricerca è possibile identificare almeno 5 o 6 ambienti che si articolano ad Est, a Nord e a Sud di un lungo ed ampio portico a forma di L.

Nella parte oggi visibile il portico era delimitato a Sud e ad Ovest da muri esterni che inglobavano nella muratura colonne fittili poste alla distanza di circa 2 metri una dall’altra. Queste colonne erano formate, ciascuna, dalla sovrapposizione di dischi in terracotta del diametro di 35 centimetri circa, legati tra loro da uno strato di malta. Gli spazi fra le colonne erano probabilmente chiusi da bassi muretti (alti circa tra m 1,20/1,50) e la copertura del portico era costituita da una stretta tettoia a spiovente.

A Nord e ad Est del portico, divisi da muri ben delineati, si disponevano diversi vani (al momento tre accertati, ma più probabilmente cinque) uno dei quali direttamente comunicante col portico tramite un varco. I vani erano a pianta quadrangolare, dotati di copertura e finalizzati a diversi utilizzi. A Sud il portico cingeva invece un atrio o un’ampia corte scoperta, anch’essa di forma quadrangolare.

In termini generali e allo stato attuale della ricerca, si profila l’esistenza, anche in questo territorio, di un vasto appezzamento fondiario direttamente gestito da un facoltoso proprietario, vissuto tra il I e il II secolo d.C. e dotato della disponibilità economica sufficiente a costruire e mantenere efficiente una domus dotata di un cortile circondato da porticati, “peristilio”.

La presenza di alcuni elementi ceramici ipercotti e di scarti di lavorazione lascia pensare anche ad un sistema di auto-produzione dei beni necessari allo svolgimento della vita quotidiana della villa. Questa ipotesi trova conferma nell’abbondanza dei tipi ceramici rinvenuti, fra i quali si distinguono lucerne, anfore, vasellame da mensa in terra sigillata (ceramica caratterizzata da una vernice rossa brillante e da ornamenti a stampo in rilievo) sia italica che africana, collocabili entro un arco cronologico compreso tra il I ed il IV secolo d.C.

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