Caltanissetta – Nuovo processo per un operaio accusato di avere abusato della figlia della sua seconda moglie. Accusa infamante che già in primo grado gli è costata l’affermazione di responsabilità.
E con quel primo verdetto gli sono stati comminati otto anni di carcere. Punizione severa, ma è quanto previsto dall’imputazione a lui contestata, ossia violenza sessuale.
E quel pronunciamento è stato adesso impugnato perché l’intera vicenda passi per un secondo processo. Perché, secondo la tesi difensiva, nel primo passaggio in aula sarebbero emersi coni d’ombra.
Il fulcro del procedimento è stato rappresentato dalle dichiarazioni della ragazza che quelle violenze le avrebbe subite. Si sarebbero consumate in famiglia, in un appartamento di Gela.
Ma la difesa ha avanzato l’ipotesi che quelle accuse, di cui peraltro la ragazza più di una volta avrebbe aggiustato un po’ il tiro, sarebbero frutto di una sorta di ripicca.
Perché l’uomo le avrebbe impedito alcune azioni che – sempre secondo la difesa – avrebbero fortemente infastidito la ragazza.
Al punto tale che per ripicca avrebbe puntato l’indice contro il patrigno. Ma questa tesi, nel primo grado del giudizio, non ha retto