Caltanissetta – Colpevole, ora come allora, di avere abusato di un ragazzino. Così è stata riconosciuta, anche nel secondo passaggio in aula, una operatrice di una comunità minorile.
Confermata in appello la condanna a carico di una trentasettenne che in primo grado, al termine del giudizio abbreviato, ha rimediato 3 anni e 4 mesi di reclusione con, tra l’altro, il divieto di avvicinamento a luoghi frequentati da minorenni e l’ interdizione per cinque anni dai pubblici uffici e per sempre da incarichi in tutte le scuole o in strutture frequentate da minori.
In più è stata condannata pure al risarcimento dei danni in favore della parte civile – assistita dall’avvocato Massimiliano Bellini – secondo l’entità che verrà poi stabilita in un procedimento dedicato.
La vicenda risale all’estate di sette anni fa. Quando la donna avrebbe prima palpeggiato il ragazzo per costringerlo ad avere un rapporto sessuale completo, sempre all’interno della stessa struttura dove lei lavorava e dove l’allora tredicenne era ospite.
Gli abusi – secondo la tesi accusatoria – non sarebbero stato un caso isolato, ma si sarebbero poi ripetuti, sempre all’interno dello stesso centro.
E adesso, per l’operatrice, come chiesto dalla procura generale e dalla parte civile, è arrivata la conferma del precedente verdetto che la inchioda ancora una volta sulle sue responsabilità.