Palermo – “Io fermissimo sono, gli altri si muovono“. Così rispose nel corso di un’intervista a chi lo additava come ondivago. E immobile e composto era lo scorso 30 gennaio a Palermo, esattamente a Mondello, in occasione della presentazione del suo libro “Un Giovane della Prima Repubblica”, all’interno di una sala traboccante di gente e di fronte a un pubblico attento e qualificato, mentre una frotta di personalità confluiva e si affrettava per accaparrarsi un posto in sala e seguire con vivo
interesse l’evento. Perché quando c’è lui la gente accorre, si affretta, conscia che, anche in sale capienti, i posti a sedere sono presto tutti esauriti, sicché le persone assistono in piedi pur di assaporare le prelibatezze oratorie, gli arguti ragionamenti, le argomentazioni che, alla fine, convincono sempre. Totò Cardinale, politico navigato e navigante, invero, ha tenuto saldo il timone della nave che ha attraversato “Prima, Seconda e Terza Repubblica”, mantenendo fissa la rotta anche quando le acque erano agitate. Ha scandagliato i fondali, evitato le secche, aggirato gli scogli, studiato le mappe, neutralizzato le insidie provenienti dalle correnti di quel “mare magnum” che è la politica del Belpaese. Così mentre partiti e politici venivano falcidiati da errori, talvolta orrori, della storia recente del nostro Paese, l’ex ministro mussomelese, sorretto da fiuto, istinto e acume, ha attraversato indenne i rischi di una traversata ultra cinquantennale ed è tutt’oggi uno degli osservatori più lucidi delle evoluzioni politiche isolane e nazionali. Incalzato dalle domande del cronista politico Salvo Toscano, nel corso della presentazione, l’onorevole Cardinale, uomo che medita anche il respiro, ha risposto in modo ponderato ma schietto, svelto e avvincente, alternando citazioni dotte a spassose battute in dialetto. Il suo
è un libro in cui ripercorre tappe e intoppi, analizza storie ed eventi, richiama alla memoria persone e fatti. Il tono non è mai inquisitorio o accusatorio, l’uomo che ha il cuore tatuato con il simbolo scudocrociato non giudica ma analizza e sviscera portata e significato del ricchissimo bagaglio di esperienze maturate. Democrazia Cristiana, Ccd, Udeur Margherita, Pd, PDR, Sicilia Futura, sono declinazioni di quel centro e centrismo che Cardinale ha professato come una fede. Con i suoi aneddoti gustosi e coloriti ha attanagliato e coinvolto, per oltre due ore, il colto uditorio. Prestigiosi e ricchi di spunti i contributi di Giovanni Pepi già condirettore del “Giornale di Sicilia”, Lillo Miceli firma di punta de “La Sicilia”, Elio Sanfilippo di Legacoop, degli onorevoli Francesco Scoma, Edy Tamajo e del presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè. Si è dibattuto su temi eterogenei del passato e del presente: l’aberrazione giustizialista, il finanziamento ai partiti, la demagogia, l’uomo forte, i rapporti tra politica e strumenti telematici. Incapace di stare con le mani in mano e sollecitato dai numerosi e autorevoli amici, il politico coi baffi, ha proposto di dar vita a un think tank, “una fabbrica delle idee – ha precisato il giovane della Prima Repubblica allergico all’uso dei social e degli anglicismi – di matrice laica ma improntata ai valori dei moderati che chiami a raccolta l’intellighenzia siciliana e avanzi progetti e proposte”. Alla fine Totò Cardinale, dopo aver autografato un numero così elevato di copie del libro, da rischiare di ritrovarsi con un braccio anchilosato, era lì con lo sguardo sornione. Inaffondabile, al centro e immobile, come sempre.