Home Cronaca “Al Pronto Soccorso di Mussomeli mio padre strappato a morte certa”

“Al Pronto Soccorso di Mussomeli mio padre strappato a morte certa”

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Mussomeli – A parlare è Ignazio Federico di Villalba, unico figlio del paziente che, nella mattina dello scorso 12 aprile, è arrivato al punto di primo soccorso del Longo con una tachicardia ventricolare associata a dolore toracico  e, dai medici catalogata come “una delle più brutte”. Nel senso che il cuore di un paziente di 85 anni che batte a 220 non lascia adito ad indugi. “La situazione va risolta subito perchè il cuore non è in grado di sopportare”, riferisce il dott. Lanzalaco di turno quella notte. Il problema, casomai, era come… risolvere. “Ho provato inizialmente con la terapia farmacologica ma nessuna risposta. In casi come questo, il protocollo prevede di scaricare il paziente con defibrillatore, tramite cardioversione elettrica,  e poi risvegliarlo. Ovviamente tutto chiaro. Unico -se vogliamo- problema è che tale procedura richiede quantomeno la presenza di un anestesista per la gestione della sedazione e del risveglio. Cosa che al momento non era garantita. Visto che l’unica anestesista attualmente in servizio al Maria Immacolata Longo, la dott.ssa Rossella Di Giovanni, non era reperibile quella notte. Allora, di fronte alla possibilità di salvare una vita, che sempre e comunque è lo scopo più nobile al quale come medico mi sento chiamato, mi sono rimboccato le maniche e, in contatto telefonico con i colleghi di Cardiologia di Caltanissetta, assistito dai miei collaboratori, ho proceduto con la manovra di defibrillazione”.

Che -per fortuna e/o per bravura è andata bene. Il paziente, dopo essere stato riportato a valori di frequenza “normali”, è stato nuovamente sottoposto a controllo tramite ECG e da lì si è visto che quella frequenza anomala nascondeva un infarto in corso. Chiaramente non rilevabile in presenza di una frequenza altissima. Subito dopo la manovra d’emergenza il paziente è stato prontamente trasferito al S. Elia dove gli operatori hanno proseguito con il ricovero in terapia intensiva cardiologica.

 

“Adesso mio padre sta bene, nonostante la sua malattia pregressa”, ci tiene a sottolineare il figlio che si è visto restituire il padre dopo tanto pathos. “E il merito è chiaramente dei medici ma anche del fatto che esiste, nel nostro territorio disagiato, un presidio ospedaliero di primaria importanza. Soprattutto per le urgenze. Non è lontano il ricordo -uno dei tanti purtroppo- di un giovane di Vallelunga che non è riuscito a salvarsi. Proprio perchè dirottato a Valledolmo in quanto a Mussomeli i quel momento la pista per l’elisoccorso era chiusa”.

Ancora una voce accorata a testimonianza dell’importanza dell’ospedale di Mussomeli e di quella che è la percezione fra la gente comune che poi, in ultima analisi, siamo tutti. Al di là delle decisioni prese nei palazzi del potere e delle inutili e sterili polemiche. La battaglia per l’ospedale va combattuta a tutti i livelli e in tutti i settori.

Un plauso ovviamente anche al medico che sapeva di ‘rischiare’ e che, a microfoni spenti, ci confida “era stata una nottata veramente di fuoco in questo reparto, a chiusura un caso così pesante proprio non te lo aspetti ma la gratificazione ha superato la fatica”.

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