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Al “Settimo” il ricordo di Santina partita da Marianopoli col sogno di diventare medico e uccisa da uno spasimante rifiutato

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Marianopoli – Santina cannella era partita da Marianopoli, ancora adolescente, con un sogno nel cassetto: diventare medico. Un progetto, a quel tempo, a dir poco ambizioso. Erano, infatti, gli anni del dopoguerra. A metà degli anni cinquanta.

Ma a Caltanissetta ha trovato la morte per mano di un barbiere di Marianopoli che l’avrebbe desiderata in moglie, incontrando il secco rifiuti di lei. Che per la voglia di libertà ha poi pagato con la vita.

Perché nel lontano 8 marzo del 1954, lungo una scalinata nel cuore del centro storico di Caltanissetta –  dove la ragazza con sacrificio della famiglia si era trasferita per studiare –  il suo spasimante l’ha uccisa con sette colpi di pistola.

E ora, a 68 anni dalla sua scomparsa, l’istituto che frequentava a quel tempo, il liceo Classico “Ruggero Settimo” di Caltanissetta, ne ha onorato la memoria alla presenza di suoi familiari che con soddisfazione hanno accolto l’iniziativa fortemente voluta dalla dirigente scolastica Irene Cinzia Maria Collerone e dal docente Liborio Giunta.

«Santina resterà sempre con noi… è un’eccellenza della nostra storia perché ha resistito a ciò che non desiderava, ma voleva restare libera» ha sottolineato la dirigente. «Si propone – ha aggiunto – come una grande figura dopo decine di anni di oblio… è stata dimenticata nel tempo e dal 1954 a oggi non si è più parlato di lei. Santina è un simbolo della lotta per la libertà, è un modello di studentessa… le poche foto di lei sono tutte con il naso sui libri… tutta la storia narra di questo suo grande interesse», ha concluso la dirigente Collerone.

Poi il racconto degli ultimi anni di vita di Santina ricostruiti, non senza attimi commozione, da Liborio Giunta. «Era una ragazzina solare con un percorso di studi eccellente… ma in paese non c’era neanche la scuola media e Santina è venuta a studiare a Caltanissetta, con sacrificio della famiglia». E il racconto su quella studentessa modello è andato avanti. Ricordando «una piccola cotta per uomo nel ’52. Poi nel ’53 il rifiuto pubblico a quel barbiere che la desidera in sposa, con tanto di schiaffo in pubblico da parte di lui. Ma Santina ha avuto il coraggio di dire no», è andato avanti Giunta. E la ragazza dovrà pure subire l’umiliazione di una visita ginecologica per verificare la sua castità. Che risulterà inalterata. Ma quel barbiere non avrebbe mollato. “O diventi mia moglie o ti ammazzo”, l’avrebbe minacciata. E l’avrebbe vessata per due anni, dal ’52 al ’54. Fino a quando l’ha uccisa.

«Già il 4 marzo del ’54 – ha ricordato Liborio Giunta – era venuto a Caltanissetta armato di pistola per ucciderla. Ma è l’8 marzo che le sparerà. Santina è uscita da scuola – è andato avanti – lo ha visto ma è andata via, verso casa, con le sue compagne, fino a restare poi da  sola. È stato allora che lui l’ha inseguita e lei con l’ardire alimentato dalla sua voglia di libertà, avrebbe ribattuto “Sono coraggiosa, vattene vattene”… ma lui l’ha inseguita e lungo una scalinata le ha sparato sette volte».

E al momento del suo funerale, gli studenti della scuola frequentata da Santina, al passaggio del feretro hanno lanciato garofani bianchi sulla bara.

Gli stessi fiori che adesso, gli studenti del classico, hanno idealmente posato sul banco di Santina, con citazioni dedicate alle donne, guardando alla memoria della studentessa alla quale è stato negato un futuro.

«Mia zia – ha ricordato il nipote, Luigi Cannella – è morta perché voleva essere una donna libera… aveva scelto di essere una donna libera. Per tantissimi anni una coltre ha coperto la storia di mia zia… ma adesso la nebbia s’è diradata».

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