Home Cronaca Amianto killer, la procura non ci sta e “appella” la sentenza

Amianto killer, la procura non ci sta e “appella” la sentenza

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Gela – Non ci stanno alla prescrizione degli ipotetici reati e si oppongono alla prescrizione sentenziata in appello. Dopo che nel primo grado del giudizio erano arrivate tre condanne.

Così nella vicenda giudiziaria legata alla questione amianto in una vasca dello stabilimento Eni di Gela, passata già attraverso i primi due gradi del giudizio.

E proprio nel secondo passaggio in aula, alcuni mesi fa, la corte d’Appello ha dichiarato prescritte le ipotesi a carico di ex amministratori e funzionari tirati in ballo per le presunte violazioni.

Mentre in primo grado erano stati condannati a quattro mesi di reclusione, con pena sospesa. Mentre altri due imputati sono stati assolti.

Il pronunciamento d’appello, peraltro, ha chiuso le porte in faccia al risarcimento dei danni in favore delle parti civili.

Così le stesse parti civili e la procura generale hanno impugnato la sentenza. E la vicenda passerà in seguito al vaglio della Cassazione.

Quelli che sono stati messi in discussione sono i termini della stessa prescrizione. Questo il nodo attorno al quale s’incentrerà l’ultimo atto della vicenda processuale.

Legato allo stoccaggio di amianto in una vasca della raffineria che sarebbe stata trasformata in una vera e propria bomba ecologica.

Con micidiali polveri sottili che si sarebbero levate da lì sotto l’azione del vento disperdendosi nell’aria. Questa, almeno, è la tesi accusatoria.

E di questa pericolosissima situazione – secondo la tesi dei magistrati – funzionari di quell’impianto sarebbero stati a conoscenza ma avrebbero agito con troppa lentezza.

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