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Anziano operato al femore fatto alzare per una foto, altri particolari sulla «casa degli orrori»

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Caltanissetta – «Allora mi devi fare delle foto di quello nuovo mentre che mangia la pizza e di come è sistemato». A chiamare al telefono un’operatrice della «Casa Serenza» di San Cataldo è lo stesso amministratore, il quarantaseienne di San Cataldo, Giuseppe Calì  – assistito dall’avvocato Rosario Di Proietto –  arrestato dai carabinieri sull’onda della morte di una ospite della struttura.

In questo intercettazione telefonica lo stesso amministratore sta discutendo con un operatrice perché il giorno dopo faccia alzare dal letto e metta su una sedia un anziano che poco era stato operato al femore. E da poco tempo era arrivato nella casa di riposo.

Tutto questo perché scattassero una foto da inviare al fratello dello stesso pensionato. E per rendere la situazione rassicurante le avrebbe raccomandato di sistemarlo in modo che nella foto venisse ritratto intento a guardare il televisore con la luce accesa, procedendo anche a sistemare il letto.

«.. Allora sistema bene il Ietto … fagli vedere la televisione … e poi gli accendi la televisione e la luce … le foto le vuole mandate il fratello… e poi quando ce l’hai a vista mi fai di nuovo le foto e me

Mandi», sono le istruzione che Calì avrebbe impartito al telefono.

In questo caso, però, l’operatrice avrebbe mostrato non poche perplessità, ritenendo che non fosse opportuno fare alzare l’anziano che da poco era stato sottoposto a intervento chirurgico.

Ma nessuno dei due, come sottolineato dagli inquirenti, avrebbe avuto le benché minime competenze mediche per stabilire se l’anziano, in effetti, potesse essere seduto su una sedia, considerando poi che il solo scopo era inviare una fotografia al fratello.

È uno dei tanti episodi al centro dell’ordinanza di custodia cautelare con cui Calì è stato assegnato agli arresti domiciliari, mentre a quattro operatori della stessa struttura è stato imposto il divieto di esercitare la professione in comunità alloggio per un periodo di nove mesi. Ad altri due, seppur indagati, non è stata applicata alcuna misura interdittiva.

Inoltre la stessa «casa Serena» è stata al centro di un sequestro preventivo ed è stata già affidata ad una amministratrice giudiziaria.

Tutto frutto di una indagine dei carabinieri coordinati dal colonnello Baldassare Daidone e dal tenente colonnello Alessio Artioli.

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