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Appello di “Rete per la legalità” agli imprenditori: «Non abbiate paura a denunciare, il silenzio è complice»

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Caltanissetta – L’appello rivolto agli imprenditori è di denunciare. Di non affondare la testa nella sabbia, di non cedere al ricatto e non subire in silenzio.

Sull’onda del blitz antidroga a Riesi è scesa in campo l’Associazione Antiracket e Antisura “Rete per la Legalità – Coordinamento Regionale Sicilia” con, tra l’altro, un plauso andato ai carabinieri «per la grande operazione che ha consentito di scovare la coltivazione di 20mila piante di marijuana skunk» con undici arresti , per un affare che avrebbe fruttato 16 milioni di euro.

«Riesi, terra conosciuta nel mondo per la grande produzione di Nero d’Avola, per gli innumerevoli pescheti e mardorleti, dall’ottimo olio d’oliva e da altre risorse che la nostra terra ci offre, diventa produttrice  “dell’oro verde” ossia “droga”, così Eugenio Di Francesco, vice presidente vicario regionale dell’associazione che scelto ancora «di far sentire ancora una volta la voce contro chi offende e infanga questo territorio e in modo particolare questa città, dove negli ultimi dieci anni, grazie al lavoro degli organi inquirenti, in modo particolare dei carabinieri, si è tratto in arresto oltre un centinaio di persone, per vari reati che vanno dall’associazione mafiosa alla detenzione di armi, sino allo spaccio e alla coltivazione di droga e agli omicidi».

Lo stesso Di Francesco ha aggiunto che «l’associazione Antiracket, impegnata attivamente in modo particolare nel territorio agrigentino e, a breve, anche nel nisseno, fa emergere come la mafia continua ad coltivare gli interessi economici e a fare soldi facili, pronti a riciclarli nell’imprenditoria legale. Droga e riciclaggio diventano, quindi, il nuovo volto della mafia… Il ritrovamento di questa immensa coltivazione – ha aggiunto Di Francesco – evidenzia ancora di più l’interesse delle mafie a fare soldi facili e veloci, dalla produzione della droga alla gestione dello spaccio; soldi che vengono reinvestiti a tasso zero nelle attività di imprenditori, esercenti e commercianti che vivono il periodo di crisi economica non indifferente dettata dalla pandemia, dai venti di guerra e dall’incremento del costo delle materie prime come anche della vita stessa. La mafia si sostituisce al sistema bancario, diventando una vera “banca” dove, senza garanzie e documenti, si possono ottenere fidi e prestiti a tasso zero, con il rischio per l’imprenditore di vedersi cambiare la compagine societaria con l’immissione nella compagine di nuovi socio,  addirittura, avendo tolta  la  proprietà imprenditoriale. Ormai la mafia non risparmia nessun territorio, non esiste una zona immune dalla presenza mafiosa. Lì, dove c’è assunzione di cocaina, la mafia è pronta a offrire enormi quantità di droghe che vanno dall’eroina all’hashish, sino all’ecstasy e a tante altre sostanze».

Di Francesco, nell’esprimere soddisfazione e gratitudine anche al comandante provinciale die carabinieri, il colonnello Vincenzo Pascale e ai militari di Gela e di Riesi «invita la parte sana del territorio a non rimanere inerme e a fare da semplice spettatrice… Il silenzio è un atto di complicità e di favoreggiamento. Non abbiate paura a denunciare – è andato avanti rivolgendosi agli imprenditori  – chi ostacola il vostro lavoro, chi viene a farvi delle proposte di denaro facile e veloce o chi, attraverso atti ritorsivi, vi invita a lasciare la vostra attività o quel fazzoletto di terra. Oggi ancora una volta ha vinto lo Stato, che non smette mai di attenzionare i nostri territori, favorendo i valori di democrazia e libertà. Oggi lo Stato è dalla parte del cittadino libero, che decide di denunciare chi, con la forza e la violenza, viola la libertà di fare imprenditoria sana… riscopriamo e appropriamoci del valore del riscatto, nel scegliere che stare dalla parte dello stato conviene».

E infine  lo stesso vice presidente vicario regionale ha rimarcato come «le associazioni antiracket e antiusura sono e saranno a disposizione di tutti coloro che decideranno di collaborare, mettendo a disposizione le risorse professionali e i fondi economici messi a disposizione dal ministero degli Interni. Denunciare conviene, riscatto e non ricatto. L’associazione si costituirà parte civile nel processo».

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