Caltanissetta – Dopo l’incendio alla villa confiscata alla mafia, lo Stato non resta alla finestra a guardare. Anzi, la risposta è immediata. Sì, perché la questione è stata al centro do una riunione del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica per esaminare l’attentato incendiario in questione.
Quello che la notte tra il 28 e il 29 febbraio scorsi ha interessato un immobile confiscato a un noto esponente della criminalità organizzata gelese. La villetta in questione era stata liberata due anni fa e , su ordine del prefetto e d’intesa con l’Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati, è stata nuovamente sgomberata il 28 settembre dello scorso anno, perché era stato rioccupato.
Al vertice erano presenti, oltre ai vertici delle forze dell’ordine e il sindaco di Gela, anche i procuratori capo di Caltanissetta e Gela e il presidente di Casa Famiglia Rosetta, l’associazione aggiudicataria definitiva del bene, così come previsto dalle disposizioni del Codice antimafia in tema di beni confiscati.
Il prefetto ha sollecitato il sindaco perché si quantifichino i danni e si proceda al ripristino, in maniera tale che l’immobile possa definitivamente essere affidato a Casa Rosetta «così da garantirne l’effettivo riuso sociale e dare un segnale forte e inequivocabile della presenza dello Stato e dell’impegno costante delle istituzioni contro la criminalità organizzata».
Quanto ai vertici della magistratura hanno ribadito che le indagini vanno avanti per scoprire gli autori.