Home Cronaca Avances ossessive, cascamorti social e richieste hot. Viaggio nell’inquietante cyberstalking del Vallone

Avances ossessive, cascamorti social e richieste hot. Viaggio nell’inquietante cyberstalking del Vallone

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Mussomeli – Le dita spesso adorne delle fede, battono veloce sulla tastiera. Compongono messaggi predatori, ossessivi, ammiccanti, più o meno volgari.  Sono i moderni emuli di casanova versione 3.O ma abietti e pericolosissimi. Abbandonate la romantica idea dei galanti corteggiatori. Sono spregiudicati, rapaci, ossessivi,  molesti. Alla ricerca del frutto proibito. Spesso fedifraghi, nel tempo del distanziamento sociale, utilizzano i  moderni strumenti telematici nel tentativo di intrecciare relazioni clandestine o perseguitare incolpevoli martiri. E’ notizia recentissima che una donna di Mussomeli sia caduta nelle grinfie di un cyber stalker. Non è la sola, nè la prima. Abbiamo così intrapreso un viaggio nel deviato mondo dei persecutori telematici del Vallone. Un labirinto di personalità disturbate e torbide, un dedalo di storie basate su minacce, sofferenza, esasperazione, deviazioni affettive e rancori ingiustificati. “Spesso si trincerano dietro account falsi – ci spiega Anna, casalinga di un piccolo centro del nisseno,  vittima di cyberstalking  – per sondare la disponibilità del bersaglio. Nel mio caso all’inizio  si è presentato in modo educato e garbato, gradualmente c’è stata la trasformazione ed è uscito allo scoperto, rivelando la sua indole e le sue intenzioni. E’ diventato sempre più insistente, prepotente  e volgare. C’è voluto tempo e ho avuto bisogno di aiuto per riuscire a liberarmi e uscire da quello che era diventato un incubo“. Persone di tutte le età e status. Giovani, sposati, perdigiorno ma anche insospettabili professionisti. “Un appartenente alle forze dell’ordine sulla sessantina,  sposato  e con figli – racconta la quarantenne Giulia – ha provato ad attaccar bottone, io ho capito l’antifona e non ho risposto. Poco tempo dopo ho saputo che l’uomo non perde occasione di importunare donzelle“. Sbaglia chi è indotto a pensare che queste condotte siano poste in essere solo dagli uomini. Oggetto di avances ossessive è stato Paolo che racconta: “La mia ex ha iniziato a tempestarmi di messaggi. Io avevo da poco iniziato una relazione e la mia ragazza dapprima ha dubitato di me. Queste attenzioni indesiderate hanno rischiato di incrinare il rapporto. Quando la mia compagna si è resa conto che ero una vittima mi ha sostenuto, capendo che creare  dissapori era uno degli obiettivi del torbido progetto della mia persecutrice. L’ho affrontata dicendole che se avesse continuato l’avrei denunciata, solo a questo punto si è fermata“. C’è chi, invece, è passata ai fatti. Come Valentina  di Mussomeli  che rivela:”Sono stata vittima di stalking e mi sono rivolta alla polizia postale. Dietro lo stalker c’era una persona che sembrava al di sopra di ogni sospetto. Il mio consiglio è denunciare“.  Ci sono richieste come il sexting  che possono cambiare la vita. Una pratica diffusa anche tra i giovanissimi. “Il mio ex – racconta la studentessa Denise – mi ha chiesto come prova d’amore foto piccanti. Mi sono rifiutata per fortuna. Ho scoperto che era una persona narcisista e spaccone con gli amici. Se fossi stata ingenua oggi forse mi sarei trovata nei telefoni di tutto il mondo“.  Chi perseguita, pedina, esaspera, insulta  una persona mediante i social, i programmi di messagistica, le email o  comunque, attraverso i mezzi telematici, si introduce subdolamente nella vita della vittima con finalità e conseguenze lesive enormi. Sono comportamenti che attentano alla vita familiare e coniugale, al rapporto col partner, alla reputazione della vittima. Nei casi più gravi questi sono molto più di semplici scocciatori, arrivando a compiere atti gravissimi  quali il revenge porn, ovvero la diffusione illecita di immagini o video dal contenuto sessualmente esplicito. Il caso di Tiziana Cantone è drammaticamente rappresentativo di come questi atti possano svilire e annientare, istigando al suicidio chi li subisce. Come è successo diverse volte nel Vallone, non di rado il persecutore condivide foto e video falsi, lasciando intendere che siano riferiti  alla vittima per servire una logica diffamatoria. Sempre a Mussomeli è capitato che siano stati rubati dati o documenti sensibili e personali, per gli scopi più vari: dall’estorsione alla vendetta. Il cascamorto o molestatore agisce nel mondo virtuale, bisogna però tenere bene a mente che distrugge e lede vite e persone reali.

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