Home Cronaca Chi paga e quanto costa il conto dell’isolamento e dello spopolamento

Chi paga e quanto costa il conto dell’isolamento e dello spopolamento

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Mussomeli – Se in giro non ci sono le persone non possono
circolare i soldi. Partendo da questo assunto proviamo a
capire l’ammontare del prezzo di isolamento e spopolamento
di Mussomeli, caso emblematico nel Vallone.
Fenomeni in realtà speculari e interdipendenti. La gente va via
perchè non c’è lavoro, le persone non ritornano perché non ci sono le strade. Un cane che si morde la coda. Siamo senza strade, sembra esser franata anche ogni via di scampo. Ma quante persone mancano all’appello?
Difficile dirlo. “In duemila ogni settimana non tornano più al paese” secondo un barista,
professione che permette, più di altre, di avere il polso della situazione. Poco più o poco meno secondo altri commercianti, i cui registratori di cassa però restituiscono un responso unanime: meno persone e meno incassi. Tutto questo negli ultimi anni. “Temo – continua il barman – che questo inverno più di un esercizio commerciale abbasserà definitivamente le saracinesche”.
Sembrano trascorsi secoli da quando cinque o sei anni fa i bar già alle 6 del mattino pullulavano di operai  che procedevano al rito del caffè prima di andare a lavorare. Ma anche ai pub o alle pizzerie non va meglio. I venerdì con musica live nei locali affollati di giovani sono un pallido ricordo. Non più di cinque anni addietro, inoltre, era impossibile trovare posto sabato sera in una pizzeria, ora se lo stesso giorno si ha più della metà dei posti a sedere occupati ci si deve ritenere fortunati”. Una folla di assenteisti che minaccia la sopravvivenza di tutto e tutti. Lo sostiene un negoziante che azzarda una stima dell’ammanco: “Almeno centomila euro ogni fine settimana, di più nei periodi festivi dove sempre più gente preferisce non tornare”. Perché, diciamocelo chiaro, venire a Mussomeli è un sacrificio, con queste strade arrivare è un’esperienza tutt’altro che rilassante”. A pagare il conto in termini di mancato guadagno, in primis, sono i lavoratori in proprio. Non solo attività legate al cibo e alla ristorazione ma anche barbieri, negozianti, albergatori, tabaccai, edicolanti, benzinai, artigiani, maestranze e così via. Non sono al sicuro nemmeno i fortunati “possessori del posto fisso”. Con il calo demografico, al di là di certificati di residenza, diminuiscono le persone che vivono effettivamente a Mussomeli. Meno famiglie e meno bimbi significa calo di studenti che frequenteranno gli istituti scolastici mussomelesi. Così un professore avverte: “Con questo trend non è azzardato ipotizzare che scuole e offerta formativa verranno ridotti o accorpati nel breve e medio termine. Nel lungo termine ci sarà un depotenziamento sempre più drastico. Il numero di docenti, personale amministrativo e, più in generale, tutte quelle professionalità legate al mondo della scuola potrebbero essere oggetto di tagli sempre più significativi”. Sta già succedendo per l’ospedale dove servizi e personale in continuo ridimensionamento sembrano essere sempre più  ancorati al solo parametro di numero di utenze. Analoga sorte toccherà agli uffici pubblici i cui livelli occupazionali sono ossigeno salvifico per  l’asfittica economia del Vallone ma  che, nella fase attuale, stanno per essere indeboliti e tra non molto si giungerà alla chiusura, così come è successo per l’Ufficio del Giudice di Pace. Non sono in pochi a temere che il nosocomio sarà ridotto a semplice pronto soccorso o a country hospital. Mussomeli è sotto assedio, fiaccato da continui disservizi, perdite, disagi, sottrazioni, mancanze e svantaggi. Nè pessimismo e neppure cinismo inducono a pensare che è stata imboccata la via della perdizione. E’ più semplicemente lo stato dei fatti e dei luoghi. Ovunque, nei locali commerciali così come negli immobili, sono più gli spazi vuoti che quelli riempiti. “Horror vacui” che può e deve essere colmato, restituendo a questo paese i livelli minimi di civiltà. In caso contrario, questa incessante spoliazione e questo decadimento di cui è vittima il paese manfredonico non potrà che concludersi, in modo antitetico alle favole,  con “c’era una volta Mussomeli”.

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