Caltanissetta – È scavando nel mondo della droga che le indagini sul delitto sono poi approdate a una svolta. Da qui sono partiti i carabinieri per dare un volto e un’identità ai presunti autori di un omicidio che con la mafia non ha nulla a che vedere.
Il delitto in questione è quello che nel febbraio di tre anni fa ha avuto per obiettivo il trentottenne di Riesi, Salvatore Fiandaca, ucciso a colpi di fucile nelle campagne di Riesi,. In contrada Spampinato in particolare.
Un passaggio, quello del presunto movente in cui affonderebbe le radici l’agguato in questione, ripercorso in Assise anche da un ufficiale dei carabinieri, tra coloro che hanno coordinato le indagini.
E alla sbarra, in questo procedimento, vi sono il ventiduenne Giuseppe Antonio «Lucignolo» Santino, il trentunenne Michael Stephen Castorina, il trentasettenne Gaetano Di Martino e il trentatreenne Pino Bartoli – difesi dagli avvocati Vincenzo Vitello, Giovanni Maggio, Michele Ambra, Adriana Vella, Angelo Asaro e Ivan Trupia – tutti tirati in ballo per concorso in omicidio aggravato dalla premeditazione e porto di armi.
I familiari della vittima – assistiti dagli avvocati Giovanni Pace e Walter Tesauro – si sono costituiti parti civili. E sono presenti in questa veste sia in questo procedimento che in un secondo stralcio a carico di un giovane chiamato in causa perché accusato di avere procurato il fucile che poi i killer avrebbero utilizzato per assassinare Fiandaca.
Lui che – secondo la tesi degli inquirenti – sarebbe stato ucciso per contrasti che sarebbero sorti nel mondo della droga.