Vallelunga – Ergastolo al boss di Vallelunga, Giuseppe «Piddu» Madonia. Carcere a vita anche per altri due boss trent’anni a un presunto favoreggiatore.
Tutti e quattro sono stati tirati in ballo per il delitto del barista gelese Giuseppe Failla. E i familiari della vittima – assistiti dall’avvocato Giovanni Bruscia – si sono costituiti parti civili.
«Fine pena mai» anche per l’ex capo della famiglia di Cosa nostra a Caltanissetta, Angelo Palermo e il boss sancataldese Cataldo Terminio.
È di trent’anni di carcere, invece, la pena per il gelese Angelo Bruno Greco alla sbarra anch’egli, con gli altri tre imputati – assistiti dagli avvocati Sergio Iacona, Flavio Sinatra, Cristina Alfieri, Giuseppe Piazza ed Eliana Zecca – dinanzi la corte d’Assise di Caltanissetta.
L’accusa aveva chiesto per tutti e quattro la condanna al carcere a vita. E soltanto per uno di loro non è stata sentenziata.
Secondo lo spaccato tracciato dagli inquirenti, ognuno dei quattro coinvolti in questo omicidio avrebbe rivestito un ruolo ben preciso.
A volere l’uccisione di Failla sarebbe stato Terminio, per vendicare la morte del padre che era stato assassinato sei anni prima. E lo stesso Terminio avrebbe ritenuto Failla coinvolto in quell’agguato al padre. Da qui il disegno di morte.
Palermo sarebbe stato l’autista del killer, mentre Greco avrebbe fatto da basista. A Madonia è stato imputato di avere fornito il placet per quell’uccisione.
E l’imboscata è scattata la mattina del 9 ottobre dell’ormai lontano 1988. Quando un killer solitario è entrato nel bar in cui lavorava Failla esplodendogli contro alcuni colpi di pistola che lo hanno ucciso all’istante.