Acquaviva Platani – “Quadia terra di mori”. Il luogo è lo stesso, le dinamiche divergono. L’imbarazzo nello scritto e lo sbarazzo nella realtà, la miseria umana collante nella trama narrativa e nella cronaca. A Piano Mola, a un tiro di schioppo da Acquaviva e a pochi chilometri da Mussomeli, nella campagna in cui è ambientato il romanzo di Paolo Giudici pubblicato nel 1930, una discarica a cielo aperto è anch’essa racconto di una vicenda tribolata, di degrado e scempio ecologici. Un cumulo di inerti che si sono ammassati a causa dell’inerzia delle istituzioni anzitutto. «Da anni e più volte abbiamo informato, segnalato, protestato e denunciato – spiegano i residenti e proprietari di immobili della zona – e tutto questo fin dall’inizio, quando ancora l’ immondezzaio illegale non aveva assunto le dimensioni allarmanti attuali. Bastava fermare il fenomeno dall’inizio – osservano – quando l’abbandono dei rifiuti era sporadico e di modeste quantità. Avvisi, richieste, PEC, telefonate a chi ha il dovere di intervenire ma non si è concluso nulla. Non intervenire ha amplificato e alimentato il problema. Gli incivili hanno fiutato l’impunità e da poche buste di spazzatura abbandonate , hanno intensificato quantità e frequenza dello smaltimento illecito ». Dal sacco allo scacco. «Ci siamo rivolti – prosegue il professionista – al comune di Acquaviva e all’Asp di Caltanissetta ma il problema non solo non è stato risolto ma si è amplificato. Le segnalazioni informali e ufficiali a mezzo Pec hanno sortito come unico effetto controproducente e paradosso quello di sottoporre l’area a sequestro, delimitandola con del nastro colorato che, nelle intenzioni, avrebbe dovuto dissuadere gli incivili ma, di fatto, ha perimetrato il luogo di abbandono dei rifiuti dove i barbari continuano a inquinare più di prima. E’ come se per evitare che gli animali si cibino di frutta e ortaggi i contadini si affidino all’affissione di un cartello “vietato mangiare”. Servirebbero – avvertono – bonifiche, barriere fisiche, appostamenti e videosorveglianza per incastrare gli scellerati responsabili e dare una pena esemplare a chi, commettendo reati ambientali, si disinteressa del prossimo e del pianeta». In Sicilia, terra dove tutto è meraviglia ma non ci si meraviglia di nulla, non poteva mancare il grottesco. «Con i lavori avviati con il bonus 110% – denunciano – l’attività illegale si è accresciuta e il conferimento in discarica è aumentato, con sfabbricidi e materiali di risulta e dismissione di lavori di rifacimento di facciate e tetti. Non escludiamo che tra gli ammassi di rifiuti si possa annidare Eternit, mentre abbiamo certezza che siano stati abbandonati materiali inquinanti e nocivi per la salute delle persone e dell’ambiente. Così la misura per ora assai in voga, quella del bonus 110%, che dovrebbe garantire il decoro e il risparmio energetico, sta contribuendo, indirettamente, a deturpare il paesaggio e inquinare l’ecosistema». C’è pero un aspetto ancora più grave e da stigmatizzare. Il culto dell’immobilismo, dove il peccato di fare si espia con la condanna del non avere, nemmeno i propri diritti. Se l’omertà è odiosa, l’assenza delle Istituzioni è insopportabile. «Abbiamo denunciato – sbottano– e non solo non abbiamo risolto nulla ma la situazione è peggiorata. Nessuno qui può dire “non sapevamo”. Noi residenti nei dintorni dell’immondezzaio ci abbiamo messo la faccia, chi, invece, ha il dovere di contrastare le discariche abusive rischia di perderla. Lo diciamo con l’amaro in bocca, finora l’hanno avuta vinta gli incivili, i barbari e i furbi. Ci auguriamo di essere smentiti presto ma in questa vicenda la legalità soccombe tra l’indifferenza delle autorità civili, politiche e sanitarie. Chi controlla il territorio, chi tutela i cittadini? Speriamo che presto qualcuno risponda e rimuova questa ingiustizia perpetrata contro persone e territorio».
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