Mussomeli – È da un uncino in fildiferro agganciato alla canna fumaria che i carabinieri hanno scoperto la droga. Perché quando lo hanno tirato su, sono saltate fuori quattro bottiglie con dentro l’hashish. Legate tra loro con lo spago. E hanno rivelato che dentro v’erano, una dopo l’altra, oltre due chili e duecento grammi di “fumo”.
Così, dopo una perquisizione in casa scattata alle otto del mattino di qualche giorno fa, è stato arrestato il trentasettenne di Mussomeli, Salvatore Piazza – assistito dall’avvocatessa Agata Maira – con l’accusa di detenzione e spaccio di stupefacenti. Com’era già accaduto in passato. A cominciare dal settembre 2009 quando è stato sorpreso con hashish nascosto sotto il tetto di casa.
Ora è stato un appuntato dei militari a tirare fuori le bottiglie con dentro il “fumo” dopo essere salito su una sedia per raggiungere il tetto dell’abitazione di Piazza. Scoperta che è stata effettuata da un balcone della lavanderia al secondo piano dell’abitazione a dove è stata raggiunta l’estremità della canna fumaria e il suo “prezioso” contenuto nascosto dentro. Camino che, peraltro al pianto interrato era stato cementato e chiuso.
Dalla prima bottiglia, in trasparenza, s’intravedevano parecchi piccoli involucri di carta stagnola appallottolati. Lì dentro ne sono stati trovati poi 160, da un grammo ciascuno.
In una seconda bottiglia v’erano 7 panetti – del peso di sei etti e mezzo in totale – avvolti nel cellophane. In una terza bottiglia altri 9 panetti per poco meno di 900 grammi e, nell’ultima, altre sei tavolette – di cui quattro avvolte nelle confezioni di un noto snack – per altri cinque etti. In totale, per l’esattezza, 2,235 chilogrammi.
In quei frangenti, visto che era stato scoperto, il trentasettenne ha spontaneamente consegnato ai militari un bilancino di precisione che aveva nascosto dietro una televisione in cucina, al piano terra dell’abitazione.
Nella successiva udienza di convalida Piazza ha ammesso di avere comprato quella droga che, in parte, sarebbe stata destinata all’uso personale. Il resto no. E che fosse suddivisa in dosi da un grammo ciascuno, per l’accusa, sarebbe buna ulteriore riprova che era pronta per essere smerciata. La dosatura, infatti, sarebbe stata quella che comunemente viene spacciata al dettaglio
Lo stesso sospetto pusher ha spiegato al giudice che la sostanza l’avrebbe comprata – ma senza indicare da chi – al prezzo di 2.500 euro al chilo.