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Droga, prostituzione e pizzo: 5 condanne confermate in Cassazione

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Caltanissetta – È stata la Cassazione a scrivere l’ultima pagina. Cristallizzando cinque condanne per altrettanti trai coinvolti nell’inchiesta su droga, armi, estorsioni e prostituzione «Kalyroon».

Condanne confermate per il cinquantaduenne Vincenzo Ferrara che ha rimediato 3 anni, il quarantacinquenne Pietro Mulone con 4 anni di reclusione sempre in continuazione, il quarantasettenne Vincenzo Scalzo con 5 anni e 10 mesi,il quarantenne Angelo Giumento con   6 anni e il cinquantottenne Salvatore Cordaro  con  3 anni e 8 mesi  – assistiti dagli avvocati Giuseppe Dacquì, Davide Anzalone,  Dino Milazzo, Sergio Iacona, Calogero Vinci e Salvatore Daniele – tutti giudicati in primo e in secondo grado con il rito abbreviato.

Sono stati tirati in ballo per le accuse, a vario titolo, di associazione mafiosa aggravata dall’essere armata, traffico di stupefacenti, prostituzione anche minorile, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione.

Secondo la tesi di polizia e magistrati, gli imputati – diversi dei quali peraltro ritenuti legati a Cosa nostra – avrebbe posato le mani su attività economiche come concessioni e forniture per appalti.

Ma nel dossier che nel marzo di cinque anni fa ha fatto scattare diciotto provvedimenti cautelari, sono finiti anche altri aspetti legati a droga e prostituzione.

Anche se successivamente, per qualcuno tra i coinvolti nella retata, il tribunale del riesame ha parzialmente annullato l’ordine di custodia cautelare

L’indagine della polizia, sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia, secondo gli stessi inquirenti, avrebbe consentito nella sua globalità di smantellare i vertici di Cosa nostra a San Cataldo.

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