Caltanissetta – È stato un pestaggio. Lo ha sancito l’autopsia virtuale effettuata a sei anni dalla morte del giovane medico sancataldese, Aldo Naro, ucciso alla discoteca «Goa» di Palermo la notte di San Valentino del 2015.
I medici legali Pietrantonio Ricci, Umberto Sabatini e Domenico Laganà, che hanno effettuato a Catanzaro la nuova autopsia e la Tac 3D virtopsy, hanno concluso che non è stato un solo calcio a uccidere Aldo Naro.
«I colpi inferti sono stati certamente numerosi, pluridirezionali, rivolti al capo e al collo e in grado di determinare una imponente emorragia cerebrale in più punti», hanno dedotto gli esperti.
Gli stessi che poi hanno aggiunto che «il decesso di Aldo Naro è riconducibile ad arresto cardiorespiratorio secondario a diffusa emorragia cerebrale e subaracnoidea con trauma cranio facciale e cervicale a livello C1-C2 dovuto ad azione meccanica diretta e indiretta sul capo e sferrata da una sequenza rapida di molteplici colpi ad alto impatto contusivo in regione cranica».
Conclusioni che vanno a modificare l’originaria tesi accusatoria secondo cui il medico sarebbe stato ucciso da un solo calcio sferrato da un buttafuori abusivo, a quel tempo minorenne, che ha già scontato la pena.
Amara la considerazione dei genitori della vittima – assistiti dagli avvocati Salvatore e Antonino Falzone – secondo i quali la ricostruzione dei periti «apre la strada alla verità, conferma quanto sosteniamo sin dal giorno dell’omicidio e riconosce lo straordinario lavoro dei nostri consulenti Giuseppe Ragazzi e Salvatore Cicero». E hanno lanciato alcuni interrogativi, a cominciare dal responso della prima autopsia , secondo cui Aldo sarebbe stato ucciso da un solo calcio.