Mussomeli – Quando l’imprenditore edile Liborio Ferrara, nell’entroterra nisseno, oltre sessanta anni addietro, finì i lavori della Mussomeli Caltanissetta, profetico e anticipatore dei tempi pose, a monte e a valle, ad inizio e a fine lavori, due edicole votive. Quasi sapesse che la strada, all’epoca all’avanguardia e costruita a regola d’arte , sarebbe diventata un calvario. Così il viandante che si avventura lungo la famigerata SP 38 ha un paio simulacri a ricordargli di compiere due volte il segno della croce. La prima per assicurarsi la protezione divina in questo insidioso labirinto di Cnosso. La seconda per pericolo scampato e grazia ricevuta. Dall’ex voto all’ex Provincia il passo non è breve ma nulla lo è quando si parla della Mussomeli – Caltanissetta, così come le ere geologiche impiegate per le risposte mai date e che attendono tuttora le aree interne. Quaranta chilometri di pericoli, disagi, lungaggini, incompiute. Poche opere e molte omissioni. Voragini di inefficienza e responsabilità, controbilanciati da qualche rattoppo, ponti, transenne, ponteggi provvisori e precari ma che, sfidando leggi della fisica e buonsenso, aspirano all’eternità. Il Vallone e l’entroterra nissena sono un vicolo cieco, costruito da governanti miopi e fallimentari. Così ogni volta che qualcosa si muove, per la verità, più a causa di cedimenti strutturali e smottamenti che per meriti di istituzioni e politica, si grida al miracolo e ognuno tenta di rosicchiare la sua fetta di consenso millantando di essere il santo intercessore. “Piuttosto che nulla meglio piuttosto” hanno argomentato gli autorevoli eletti (quasi sempre più dalla fortuna che dal popolo) i quali, almeno loro, hanno fatto strada a spese di comunità senza via di uscita. “Piuttosto poco” obiettano, a ragione, i cittadini che “al tanto peggio tanto meglio” dei ciarlatani di professione si convincono che il “si stava meglio quando si stava peggio” non è poi, almeno da queste parti, un luogo comune: mezzo secolo di ammodernamenti, rifacimenti e adeguamenti peggiorativi lo confermano. Così “la libera circolazione delle persone” sancita in pompa magna dalla cittadinanza UE sembra una chimera e qui l’Europa si percepisce distante, certamente più dei paesi del terzo mondo.