Quello di Teresa è un caso, non raro per fortuna, di buona sanità. Ci tiene a farlo sapere, lei, quarantaseienne mamma di tre bimbi, Mario, Marco e Sofia Nina, all’indomani dello scampato pericolo -non per fortuna, in questo caso!- ma per il fortunoso e tempestivo intervento del team di Chirurgia del S. Elia. E’ un sabato sera, quel 29 luglio scorso, in cui Teresa comincia ad avvertire un malessere. Ma è il giorno della festa della suocera, la mamma di Salvatore, e di rovinare la festa a lei e ai familiari, Teresa proprio non se la sente, anzi non ci pensa proprio. Pertanto stringe i denti e tira fino a lunedì, convinta com’è che se è passata una nottata può passare anche un giorno. Intanto, il marito, infermiere al S. Giovanni di Dio, sospettando una intossicazione di origine virale, tenta di tamponare con un farmaco specifico. Ma nulla di fatto. I dolori addominali man mano si fanno atroci. E’ il lunedì del 31 quando Teresa, dietro suggerimento del proprio medico curante, si reca in ospedale con il preciso scopo di fare TAC ed ecografia. E -ancora una volta nel segno della Fortuna- la TAC all’Immacolata Longo, giace, dimenticata, in una corsia della lungodegenza immaginaria; è la terza volta che ci torniamo per cause terze. Ma intanto ci torniamo. E ritorniamo. Così, la paziente viene trasferita al non proprio vicino ospedale di Caltanissetta, dove, avvertita per tempo, si fa trovare quello che a Teresa piace definire il suo “angelo custode”, l’amica di sempre Maria Ausilia Amico, medico del reparto, in un insolito ribaltamento dei nomi, poichè Teresa di secondo nome fa proprio Angela. Due angeli che si ritrovano per salvarsi insieme, un destino scritto nella terra. La diagnosi non lascia adito a dubbi nè tantomeno ad indugi: ascesso appendicolare degenerato in peritonite. Il tempo qualche volta è tiranno ma il più delle volte è salvezza, quando, in special modo, incrocia professionalità e competenza nel perseguimento di quella “difesa della vita” che grande ha fatto il giuramento del padre della medicina di ogni tempo. Teresa viene immediatamente operata, in regime d’urgenza dal dottore Marco Airò, con tecnica laparoscopica. “Ho rischiato di morire”, riferisce la nostra lettrice, a tutti nota per la sua giovialità, per il sorriso che elargisce senza riserve ad amici e conoscenti. E non riesce a trattenere un singulto mentre lo fa, ancora visibilmente scossa e provata dal trauma e dalla malattia. Ma il suo personale dramma per Teresa è solo un’appendice della bella storia che vuole condividere coi lettori: “a Caltanissetta c’è un reparto, quello di Chirurgia, che funziona in maniera eccellente, dal responsabile, agli addetti alla pulizia -straordinaria peraltro- passando attraverso uno stuolo di medici, infermieri, personale paramedico e assistenziale che fa di questa struttura una perla da fare invidia ai reparti di altre regioni”. Quello di Teresa, infatti, è un punto di vista condiviso anche da altri pazienti che si sono ritrovati, quali compagni di viaggio, a condividere questa esperienza. “Un plauso quindi al dottore Giovanni Ciaccio, direttore dell’UOC di Chirurgia dell’Ospedale S. Elia di Caltanissetta e a tutta l’equipe che lo coadiuva nella difficile impresa di restituire ogni giorno la vita al prossimo, mettendo la propria a servizio degli altri!”