«Lui non può stare in carcere… né in un carcere comune, né tantomeno al 41 bis». A sostenerlo è il legale del boss di Cosa nostra Matteo Messina Denaro le cui condizioni di salute sono peggiorate tanto da essere stato sottoposto a un intervento chirurgico all’ospedale San Salvatore dell’Aquila. Nei giorni scorsi aveva già subito un piccolo intervento ma era già rientrato in cella sempre in regime di carcere duro. Adesso la sua degenza nella cella ospedaliera si prospetta assai più lunga. E proprio nello stesso giorno in cui è stato ricoverato in ospedale, sono stati depositati i contenuti dell’interrogatorio reso da Messina Denaro dopo l’arresto. «So di Cosa nostra attraverso i giornali», ha spiegato il boss ai magistrati. Negando poi ogni suo coinvolgimento nelle stragi e il sequestro e l’uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio del pentito Santino Di Matteo. Il piccolo, a quel tempo dodicenne , è stato ucciso a San Giuseppe Jato l’11 gennaio 1996 dopo oltre due anni di prigionia. Non ha negato soltanto le evidenze, come i suoi contatti con «Binnu» Provenzano e la sua vita da latitante perché «accusato ingiustamente dallo Stato».
E a chiare lettere ha rimarcato ai magistrati «escludo di pentirmi», così da chiudere le porte a una qualsiasi forma di collaborazione con la giustizia