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Il convegno FIDAPA a Niscemi: un viaggio nella memoria e della memoria in direzione futuro

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Niscemi – La Fidapa investe sul teritorio. Un viaggio nella memoria e della memoria in direzione futuro. Si potrebbe così sintetizzare lo spirito del Convegno FIDAPA BPW ITALY Distreto Sicilia, tenutosi domenica 26 febbraio al Museo Civico di Niscemi. “Nell’era della globalizzazione riscopriamo gli antichi mestieri”, il titolo dell’incontro che ha visto protagoniste le sezioni di cinque comuni -nella fattispecie Niscemi, Caltanissetta, Gela, Mussomeli, Serradifalco- con il patrocinio del Museo Civico di Niscemi.
L’evento -a cura delle vice presidenti, coordinate dalla vice del Distretto, Letizia Bonanno- si è svolto alla presenza del direttivo Fidapa, nelle persone della presidente del Distretto Sicilia, Carmela Lo Bue, della Vice Presidente nazionale, Cettina Corallo, della Vice Presidente internationale, Giuseppina Sedita, della past president del Distretto Maria Ciancitto, della segretaria del Distretto, Ina Di Figlia, della tesoriera del Distretto, Lucia Mio, della revisore dei conti nazionale, Adele Musso, della garante nazionale, Lucia Spata, della componente della task force Antonella Di Pasquale ed ha trattato il tema nazionale della Fidapa per il biennio 2021/2023 “Unite verso un fine comune: sostenere un’istruzione e formazione di qualità e promuovere l’equità, la coesione sociale e la cittadinanza attiva”.
Dopo i saluti della presidente della sezione ospitante, Marianna Avila, peraltro assessore alla cultura dello stesso comune, ha portato i saluti il sindaco di Niscemi, Massimiliano Conti. Hanno poi introdotto i lavori la moderatrice Letizia Bonanno -visibilmente emozioata anche per i fatti personali che l’hanno riguardata nei giorni scorsi- e la vice presidente della sezione di Niscemi, Rosalba Salvo.
Hanno relazionato nell’ordine, il prof. Enrico Curcuruto con “Memorie del sottosuolo”, il dott. Antonio Frenda con “Memoria culturale e museografia nel nisseno. Temi e prospettive”, la prof.ssa Rosalba Panvini con “Antichi mestier: la documentazione archeologica”.
La trattazione dei temi è stata molto esaustiva da parte dei tre relatori. Tutti di lungo corso, con esperienza maturata nei più importanti atenei dell’isola. Non sono mancati momenti di vero e proprio pathos proprio per la profondità dei temi trattati. Grande risalto è stato dato anche al carattere antropologico del tema la cui trama si è dipanata attorno a un filo che -da ieri ad oggi- ha ristabilito le coordinate di un percorso sempre nuovo e sempre uguale a se stesso. Nelle dinamiche evolutive che sono cicliche. Cosa, questa, che è servita a sciogliere l’enigma dell’ossimoro “globalizzazione e antichi mestieri” poichè è stato dimostrato -prove alla mano- che la globalizzazione è storia vecchia.

A conclusione, il plauso della presidente distrettuale, Carmela Lo Bue -che si è dichiarata “particolarmente soddisfatta della giornata”- alla sua vice Letizia Bonanno, per avere scritto la prima pagina di un capitolo che si prefigura molto ampio. E la promessa condivisa di una gita negli anfratti del sottosuolo con una guida d’eccezione: il prof. Curcuruto.
Infine l’intervento del direttore del museo Franco Mongelli e la strepitosa interpretazione musicale della fidapina/cantautrice Maria Carmisciano che si è esibita -catturando l’attenzione della platea, nonostante l’ora tarda- in una performance dalle note forti, in una commistione di lingua e dialetto. Siculo sacro… barattato all’occorrenza. Ma quel che conta è il risultato!
Dulcis in fundo, come ogni evento che da noi si rispetti, pranzo fra le arcate settecentesche del patio dell’ex Convento dei frati francescani, restituito a nuova gloria da un’intuzione di Totò Ravalli che è costata 30 anni di lavoro di ricerca e raccolta delle migliaia di oggetti che oggi popolano il museo. Che davvero tutto sembra tranne che un museo, vivo com’è ed animato dai figuranti che sembrano fondersi con le architetture sbiadite, scrigni preziosi e custodi di ricordi vividi e fervidi.
Quelo che -in buona sostanza- è il dovere della memoria. In un tempo -come il nostro- destinato com’è, per sua stessa natura, ad essere un tempo senza memoria!

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