– Tracce di dna sui resti della piccola “Luciedda”. Sono state scovate dagli esperti del Rid dei carabinieri a 65 anni dalla sua uccisione.
Tracce biologiche che potrebbero rivelarsi preziosissime, nel caso in cui fosse possibile isolarne altre ancora oltre a quella della stessa ragazzina i cui resti sono stati riesumati pochi giorni fa.
Sono gli ultimi sviluppi dopo la riapertura del caso della tredicenne Lucia Mantione di Montedoro, uccisa nel lontanissimo gennaio del 1955 all’eta di appena 13 anni.
Dopo la estumulazione le spoglie avrebbero rivelato tracce. Venute fuori da esami del Ris dopo che il medico legale Cataldo Raffino ha eseguito, all’obitorio del «Sant’Elia», la virtual autopsy. Un piccolo spiraglio che potrebbe dare nuova linfa a un’inchiesta che è rimasta nel limbo per decenni, fino ad esser archiviata.
Perché, secondo chiacchiere del paese, a quel tempo si sospetto di parenti altolocati della ragazzina. Poi le indagini sono state archiviate. Ma queste sono solo chiacchiere e nulla più.
Quel che di sicuro è andato perso sono incartamenti della procura, compreso gli esiti dell’autopsia eseguita allora, perché un archivio di uffici giudiziari si sarebbe allagato.
Ora il nuovo dossier aperto dalla procura – a cura dell’aggiunto Gabriele Paci e del sostituto Chiara Benfante – e affidato ai carabinieri sotto il coordinamento del colonello Baldassare Daidone e del maggiore Fabio Pasquariello ha già offerto primissimi spunti.
Ma serviranno ulteriori analisi di laboratorio per capire se i resti della piccola possano svelare il segreto su chi l’abbia uccisa.
Quando Lucia, figlia di un minatore e di famiglia modesta e numerosa, è stata assassinata, da un paio di anni lavorava al servizio di una famiglia benestante del paese.
Adesso la piccola “Luciedda” – che a quel tempo non ha avuto neanche un funerale per volere del parroco – al contrario di com’è avvento 65 anni fa, potrebbe avere una più degna sepoltura in una zona non marginale del camposanto.
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