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Il presidente della corte d’Appello  Vagliasindi: «Cosa nostra si è infiltrata in tutto il Paese e anche all’estero»

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Caltanissetta – “Cosa nostra” è stata l’organizzazione mafiosa di principale riferimento, dedita al traffico degli stupefacenti e, in misura minore, laddove permaneva ben strutturata una famiglia tradizionale  di Cosa Nostra, a Pietraperzia e Barrafranca, al controllo dell’economia legale soprattutto nel settore dell’edilizia, del movimento  terra, della raccolta e smaltimento dei rifiuti e dei relativi appalti,  dell’agricoltura, grazie all’illecito accaparramento di lotti di terreni, anche demaniali, poi utilizzati per ottenere illecitamente pubblici  contributi, mantenendo capacità di infiltrazione anche nei  territori di altre Regioni oltre che in paesi stranieri».

È la fotografia del presidente della corte d’Appello di Caltanissetta, Maria Grazia Vagliasindi, durante l’inaugurazione del nuovo anno giudiziario.

 «Più variegato il panorama mafioso nei territori dei Gela e Mazzarino e Niscemi dove insieme a Cosa nostra, con le due fazioni  Rinzivillo ed Emmanuello, è presente, mantenendo i rapporti con  l’altra organizzazione, l’ormai storica associazione denominata “Stidda”. Accanto a questa associazione mafiosa ha operato anche il clan “Alferi” presente  sclusivamente a Gela», ha spiegato il presidente della corte d’Appello di Caltanissetta.

« L’attività assolutamente prevalente e maggiormente remunera tiva è stata quella del traffico degli stupefacenti, importati da fornitori catanesi o palermitani e in alcune occasioni direttamente da famiglie calabresi. L’attività estorsiva, in particolare quella nei confronti dei piccoli esercenti, è rimasta tradizionale fonte di reddito criminale ed  è finalizzata al controllo del territorio da parte dell’organizzazione  criminale. Ha operato a Caltanissetta, per la prima volta, nel settore degli stupefacenti anche un’organizzazione nigeriana idealmente riconducibile ad organizzazioni criminali tradizionali nigeriane, “Eye”,  con caratteristiche inequivocabilmente mafiose tra riti di iniziazione,  sostegno economico agli affiliati, sostegno ai detenuti, omertà, ricorso sistematico alla violenza».

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