Home Cronaca «Imprenditore furbetto e prestanome nei guai», sequestrati beni per 2 milioni

«Imprenditore furbetto e prestanome nei guai», sequestrati beni per 2 milioni

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Caltanissetta -È di 2 milioni di euro il valore di due società sequestrate dalla guardia di finanza. Perché sarebbe state gestite da prestanome.

Tra le pieghe dell’operazione sono scattati gli arresti domiciliari nei confronti di un gelese di 44 anni, Claudio Domicoli. e due misure interdittive, in particolare il divieto temporaneo di esercitare attività d’impresa e gli uffici direttivi di imprese e persone giuridiche, a carico della figlia di 22 anni, Sofia Domicoli e un suo dipendente 43enne  Giuseppe Fabrizio Martorana ai quali è stato contestato, in concorso, il reato di trasferimento fraudolento di valori.

Sotto il profilo patrimoniale, invece, è stato disposto il sequestro di beni mobili, immobili, partecipazioni societarie e disponibilità finanziarie di due società gelesi che operano nel comparto del commercio di prodotti ortofrutticoli

Il valore globale delle due società ammonterebbe, secondo le stime delle fiamme gialle, intorno ai due milioni di euro e saranno gestite adesso in amministrazione giudiziaria.

Secondo le risultanze investigative, l’arrestato, pur non risultando intestatario, avrebbe di fatto gestito le società in questione. Lo stesso, peraltro, in passato è stato già coinvolto in altre inchieste, in particolare ­ Tagli Pregiati”, “Free Car” e Atlantide-Mercurio”. In realtà lo stesso indagato sarebbe risultato come il vero referente per clienti e fornitori e sarebbe stato autorizzato a operare sui rapporti bancari di una delle società di cui, sulla carta, sarebbe solo un dipendente.

Sullo sfondo, la nascita di una prima azienda, era il 2010, intestata a un familiare dell’adesso arrestato e poi finita al centro di un sequestro eseguito dalla direzione investigativa antimafia di Caltanissetta su disposizione del tribunale. Era il 2015.

In seguito, sempre secondo la finanza, la stesso C.D. avrebbe costituito altre due società analoghe – le stesse sequestrate adesso – ma affidandole a due presunte teste di legno che, peraltro, non avrebbero avuto neanche la capacità reddituale per costituire le due aziende in questione.

E nulla, peraltro, sarebbe assolutamente cambiato in quelle aziende, né in termini di fornitori, né di clienti, né tantomeno – per l’accusa – in termini di gestione reale.

Lo stesso imprenditore avrebbe peraltro acquistato un’auto di lusso, una Porsche Macan, che immediatamente è stata ceduta ad una delle società ora sotto sequestro, peraltro ad un prezzo di molto inferiore rispetto al costo d’acquisto, così da non essere più in teoria il proprietario. Almeno sulla carta.

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